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Terrazzo

L'Appia dei popoli è pop

Andrea Bentivegna

Una mostra indaga l’invenzione della “Regina viarum”. L'esposizione, accessibile fino al prossimo 13 ottobre, ripercorre tutto il XX secolo 
 

L’Appia Antica è un’invenzione moderna. Un paradosso – solo apparente – spiegato in un’interessante mostra da poco inaugurata al casale di Santa Maria Nova, nella zona più suggestiva del parco. A ben vedere infatti l’Appia, almeno per come la conosciamo oggi e cioè lastricata di basalto e delimitata da alberi e reperti millenari, è molto più recente di quanto si pensi.
L’eloquente affermazione “L’Appia è Moderna” diventa perciò il titolo di questa mostra (aperta fino al 13 ottobre) che racconta la regina viarum nel corso del XX secolo. L’archeologia naturalmente, ma anche l’architettura, l’arte, il cinema, la pubblicità e la cultura pop di rotocalchi e fumetti. I quattro curatori, Claudia Conforti, Simone Quilici, Roberto Dulio e Ilaria Sgarbozza usano uno sguardo inedito e trasversale. Si parte all’inizio del Novecento quando il sindaco Nathan decide di bonificare quella che era al tempo una campagna inospitale e acquitrinosa disseminata sì di antichi sepolcri, ma in cui pure la pavimentazione originale era scomparsa per l’incuria. Fu proprio allora che venne creato il paesaggio straordinario che oggi ammiriamo credendolo erroneamente immutabile da millenni.

Soltanto all’inizio del secolo scorso, infatti, si bonificarono quelle terre, dopodiché i lati dell’Appia si delimitarono con antichi lacerti e furono piantati i pini marittimi creando quello che oggi chiameremmo un “museo diffuso”. Ma non è tutto. Una delle peculiarità di questa mostra, per certi versi eretica, è infatti di celebrare il moderno piuttosto che l’antico, anzi, sarebbe meglio dire la modernità che ha inventato e reso unico l’antico. Sono ormai famose le battaglie di Antonio Cederna che negli anni 50 chiedeva la salvaguardia dell’Appia e l’istituzione del vincolo archeologico per fermare le speculazioni edilizie; meno noto invece, almeno fino a oggi, che la modernità ha contribuito all’unicità di questo luogo.  In mostra ci sono i  piani urbanistici di Marcello Piacentini e i progetti per le ville “storiciste” di Raffaele De Vico e Michele Busiri Vici – come quella progettata da quest’ultimo per Dino De Laurentis e Silvana Mangano  – fino a quelle esplicitamente moderne ideate dai vari Luigi Moretti, Monaco-Luccichenti e Carlo Aymonino. Alcuni materiali esposti sono notevoli come i disegni visionari dello stesso Moretti o i modelli del Mausoleo delle Fosse Ardeatine e quello di Sergio Musmeci per il viadotto in cemento che sorvola ed “abbraccia” le antiche rovine al di sotto.

Poi ovviamente l’arte e la grafica con le vedute dell’Appia di artisti e designer e, naturalmente, il cinema che lungo questa strada ha raccontato molte delle sue scene più famose, da Fellini a Sorrentino. L’Appia – che Ottaviano Del Turco  definì “dei  popoli” perché ci abitava Claudio Martelli, ma anche il sarto Valentino, Carlo Ponti e Sophia Loren, e poi Zeffirelli, che  lasciò la villa a Berlusconi, e Marisela Federici nella celebre “La furibonda”  – è insomma modernissima e pure pop, lo dimostrano le ville dei divi del cinema ma anche le pagine di Topolino in cui gli eroi Disney sostengono la candidatura a sito Unesco della regina viarum.

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