Wikimedia Commons  

Terrazzo

Tutte le porte che aprono a Roma

Andrea Bentivegna

Fino alla fine di agosto le Mura Aureliane saranno il luogo di incontro tra arte e architettura in una mostra dedicata: ogni porta storica ospiterà due stendardi originali in dialogo con la comunità

Nel suo celebre Viaggio in Italia, Wolfgang Goethe scriveva “soltanto quando varcai la Porta del Popolo, fui certo di trovarmi a Roma”. Le Mura Aureliane sono state a lungo per questa città il limite e il principio del proprio territorio, lo erano ancora fino al 1870 ai tempi della breccia di Porta di Pia, poi ce le siamo progressivamente dimenticate. Dal 27 giugno e fino alla fine di agosto proprio lungo le antiche mura è in scena una mostra diffusa curata dallo Spazio Taverna dal titolo “Le 10 Porte del Futuro”. Lungo tutto il perimetro, in corrispondenza di ogni porta storica, saranno issati due stendardi - uno sul lato esterno e l’altro su quello interno - realizzati da altrettanti artisti e architetti emergenti che potranno così uscire dai loro studi e dai musei dialogando direttamente col grande pubblico.

 

Le mura e le porte di Roma sono un’architettura straordinaria, un anello millenario di quasi 19 chilometri; il palinsesto della storia dell’Urbe, come ha scritto recentemente Orazio Carpenzano. Rappresentano quindi l’ideale supporto espositivo per raccontare questa città. In effetti i precedenti sono illustri e ingombranti. Ritorna infatti alla mente la mitica mostra sulla Transavanguardia organizzata nel 1982 da Achille Bonito Oliva e allestita da Costantino Dardi “appendendo” delle vere proprie sale-cubo direttamente sulle mura e, ancor prima, il clamoroso intervento di Christo e Jeanne Claude che nel gennaio del ‘74 impacchettarono interamente Porta Pinciana nei giorni di “Contemporanea”, la mostra andata in scena nel parcheggio di Villa Borghese.

Oggi le mura e le antiche porte diventano invece il luogo di incontro tra arte e architettura. Dieci artisti emergenti e altrettanti studi selezionati da WAR - Warehouse of Architecture Research, realizzano i venti stendardi affissi sugli antichi accessi alla città: da Porta Flaminia a Porta Pinciana, da Porta Pia a Porta San Sebastiano fino a Porta Portese i venti autori si interrogano su Roma proponendo un progetto visivo del futuro di questa città.

In questo senso possiamo citare solo alcuni delle opere come quella di Andrea Tabocchini che a Porta Metronia riflette sull’immagine confusa di una città ai tempi del overtourism o ISTMO che cita Renato Nicolini e Costantino Dardi a Porta San Paolo. Ancora Leonardo Magrelli si interroga sull’archeologia del futuro mentre Alice Paltrinieri, con la sua opera dal titolo ironico “Nun T’Aregge”, ci sprona ad “accogliere le cose nuove” che ci aspettano. Porta Pia già cara a Robert Venturi, che la immortalò sul proprio libro-manifesto “Complessità e contraddizioni in architettura”, è sfruttata da WAR per “Controbreccia”, un’illustrazione pop di una Roma fatta solo di modernità. A questa fa da controcampo “Pharmakon” di Lulù Nuti, riflessione sulla contemporaneità che può, di volta in volta, sia avvelenare che curare la città. Il monumento più grande che circonda da secoli Roma, ben prima del GRA, diventa dunque, per quest’estate, una provocazione sul suo futuro.

Di più su questi argomenti: