Terrazzo - quarta parete

La casa da sogno la disdici quando vuoi

Gaia Montanaro

Le serie TV sull'immobiliare, specialmente su Netflix, sono sempre più popolari grazie alla loro atmosfera positiva e rilassante: tra case di lusso, spesso irraggiungibili, ville sulle coste e grattacieli di New York ecco il mix di trash e glamour che cattura il pubblico

Si sa, l’immobiliare tira sempre. Che si sia nel paese dove la casa è considerata bene fondante o negli Stati Uniti dove ciclicamente si cambia non solo casa ma anche lavoro e persino stato, le serie a tema immobiliare spopolano, crescono sempre più in termini di pubblico e le piattaforme (soprattutto) continuano a investire. Netflix ha da sempre la library più fornita in questo senso e ormai questo genere di prodotti si vanta di ramificazioni e caratteristiche “narrative” diversificate. Tratti comuni – come da parole guida nella descrizione sintetica dei programmi – sono l’essere prodotti positivi, ottimisti e rilassanti. Comfort zone per staccare, sbirciando (il più delle volte) case impossibili, vite impossibili a prezzi impossibili. Sognare, a costo zero. Si diceva, i generi. La maggior parte di queste serie trattano di case da milionari, ubicate sulle due coste americane, preferibilmente o in grattacieli da quaranta piani e pareti tutte finestrate o ville sulla spiaggia con rigorosa piscina a sfioro. Materiali di pregio per gli interni (interessante vedere come in tutti questi programmi si abbia difficoltà a pronunciare il termine marmo di Carrara che viene storpiato nei modi più impensabili).
 

Sulla Est Coast abbiamo, ad esempio, “Million Dollar Listing NY” e “Owning Manhattan”. Tre agenti immobiliari (di base gli agenti sono sempre tre), diversi nello stile e nel background che scorrazzano per la città  – rigorosamente corredati da autisti – e mostrano a miliardari case enormi (mai nulla sotto i trecento metri quadri) e, va detto, sempre arredate con assai dubbio gusto. Sulla costa Ovest abbiamo invece “Million dollarbeach house” (titolo che non ha bisogno di spiegazioni), agenti palestrati e a petto nudo (uomini) e donne in bikini dai colori fluo che mostrano a signori di mezza età – meglio se con passaporto russo o di Dubai – case che ovviamente si venderebbero anche da sole. Restando sempre sulla costa californiana, ma cambiando declinazione di genere, abbiamo l’ancora insuperato in fatto di trash “Selling Sunset”, con i suoi spin off “Selling Tampa” e “Selling The OC”. Qui le case (e la loro vendita) sono meri orpelli a una narrazione che è di fatto una soap, con le agenti – dai look sempre notevoli – che si accapigliano pretestuosamente le une con le altre per futilità, che ordinano insalate bagnate da rosé e sono simulacri viventi di cosa possa fare l’abuso della chirurgia estetica. Quota a parte è occupata dalle agenzie immobiliari a conduzione famigliare, come la francese “Agenzia di famiglia” (très chic) o la ruspante “Buying Beverly Hills”.
 

Non seconda a nessuno anche la declinazione britannica ovvero “Buying London” che spesso indugia in magioni della campagna inglese, tanto belle fuori quanto generatrici di perplessità all’interno. Qui la nostra preferenza cade su “Dream Home Makeover” dei belli, biondi e fotogenici coniugi McGee, creatori di un vero impero nel ricco stato dello Utah (si sa, i mormoni hanno un certo potere d’acquisto) a suon di colori sobri, stile minimal, rafia, legno e bianco everywhere. Comunque, a noi basterebbe anche solo una doccia walk in.

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