Architetto Luigi Moretti. Da Wikipedia Commons

Terrazzo

Nessuno tocchi la fascistissima pensilina Sap di Induno Olona

Manuel Orazi

Gli architetti varesini Sophie Marie Piccoli e Matteo Soldati hanno organizzato un convegno per omaggiare l'opera di Luigi Moretti

Accanto a Varese, nel comune di Induno Olona, c’era un piccolo distretto industriale lungo il fiume con attività varie di cui la più nota superstite è oggi la Birra Poretti, che nel 2019 ha aggiunto un padiglione su progetto di Baukuh. Tra le varie attività chiuse invece c’è la S.A.P., Società Anonima Pellami che oltre agli anonimi corpi di fabbrica dedicati a produzione e amministrazione, nel 1956 ha aggiunto un piccolo edificio che fungeva da ingresso. Perciò venne incaricato Luigi Moretti, l’architetto romano molto attivo nel dopoguerra a Milano dove aveva appena terminato la Casa per abitazioni, uffici, negozi in corso Italia. Oggetto di una marginalizzazione e poi di una rimozione storiografica postuma per via della sua ostentata fede fascista – girava con un gagliardetto del duce sulla giacca – Moretti era piuttosto sfrontato: una foto lo ritrae ascoltare una riunione romana dell’ordine a fondo sala, seduto su una sedia e non nelle poltroncine come tutti gli altri, esibendo il suo distacco dalla categoria.

E se le voci più autorevoli come quella di Ernesto N. Rogers, direttore di Casabella-Continuità, lo accusavano di formalismo senza nemmeno nominarlo, Moretti controbatteva accusandoli di esercitare un “moralismo pallido”. Eppure Bruno Zevi, politicamente agli antipodi, lo stimava in segreto perché comuni erano le loro passioni architettoniche: lo spazio, cui Moretti dedica una rivista di culto, e i due maestri assoluti Michelangelo e Borromini. Dopo la morte prematura nel 1973 al culmine della carriera, con progetti in corso ovunque (suo ad esempio il Watergate famoso per lo scandalo a Washington), la sua opera è stata poi ampiamente rivalutata fino alla grande monografia di Cecilia Rostagni uscita per Electa nel 2008. La pensilina Sap venne realizzata interamente in cemento armato: sorretta da due pilastri sagomati, è fogliforme e ha dimensioni di circa 48 metri di lunghezza e 20 di larghezza.

In origine erano collocati sotto i pilastri alcuni volumi liberi dalla struttura portante, nei quali si svolgevano i servizi di portineria e controllo del passaggio verso il corpo fabbrica, anch’esso attualmente in stato di abbandono e avvolto per questo da una folta vegetazione. Visto che la pensilina non è vincolata, è teoricamente smantellabile e dunque per sensibilizzare l’opinione pubblica gli architetti varesini Sophie Marie Piccoli e Matteo Soldati hanno organizzato un convegno per  sabato 28 settembre presso la sede dell’Ordine degli architetti di Varese, chiamando a raccolta amministratori pubblici, esperti di architettura industriale (Renata Castelli), di riuso (Muck Petzet, professore nella vicina Accademia di architettura di Mendrisio), rappresentanti della Soprintendenza e altri esperti. Come hanno scritto Piccoli e Soldati, la pensilina possiede “grande semplicità ed eleganza, non solo costituisce un potenziale landmark su scala locale, poiché testimonia lo sviluppo industriale localizzato attorno al fiume Olona, ma rappresenta un elemento estremamente peculiare, nel quale il genio di Moretti si manifesta nella sua unica opera varesina”.

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