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Terrazzo

A Firenze non ciabatte ma old masters

Camilla Baresani

La 33esima edizione della Biennale Internazionale dell'Antiquariato è iniziata e punta a superare quella del 2022 dove sono arrivati 25 mila visitatori

Per strada masse di turisti in ciabatte, canotte, braghe corte, pelurie lunghe, tatuaggi, bagagli rumorosamente trascinati sui lastroni delle strette vie. Dentro lo sfarzoso palazzo Corsini, invece, tra gli stand della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, eleganze sopraffine, mocassini di sublime morbidezza, abiti in solaro anche abbinati a sneakers, impeccabili nodi della cravatta, camicie a righe orizzontali come quelle del sommo antiquario Gian Enzo Sperone, con stand zeppo di Sironi, Balla, Savinio, Pistoletto. Per non dire di Carlo Orsi, presidente degli Amici di Brera, con un Tiziano proveniente da collezione privata esposto per la prima volta negli ultimi 50 anni. Poi, sempre nella Galleria Orsi, l’opera che tutti vorremmo, se disponessimo di 300 mila euro: un tridimensionale pezzo da Wunderkammer, un “Capezzale con Assunta” che raccoglie miniature di storie della Vergine in rame dorato, corallo, madreperla, avorio, ambra e pietre dure, confezionato da prodigiose maestranze trapanesi nella prima metà del XVIII secolo.

Molto chic anche Alessandra Di Castro. Nella sua galleria, con 350 mila euro ci si potrebbe accaparrare una magnifica terracotta da parete del 1681, Sansone che distrugge il tempio dei filistei, dello scultore Francesco Maria Nocchieri. Noi bresciani potremmo anche buttarci sul meno costoso Cagnaccio di San Pietro, con un intenso ritratto femminile (45 mila). La galleria della supercoppia antiquaria Antonacci Lapiccirella espone due Diefenbach che, con i consueti toni cupi e tempestosi, raffigurano la villa di Tiberio e un gabbiano tra falesie e mare tempestoso. Da Lampronti un Canaletto con palazzo Ducale e Piazza San Marco è quotato 5 milioni. Il Colosseo del nipote Bellotto è decisamente meno costoso: un milione: spariti i notai danarosi, i grandi studi legali ormai più sensibili all’arte contemporanea, si conta su musei arabi a caccia di simboli della storia occidentale. In cima allo scalone dell’augusto palazzo Corsini, il gallerista newyorchese Nicholas Hall propone un gigantesco dipinto di Salvator Rosa con una strega desnuda e avvizzita, che incarna l’invidia. E poi un Boetti da 3.200 euro da Tornabuoni, un “Mater Purissima” di Wildt in marmo su base di legno a 200 mila da Mottola…

L’elenco di cose che si vorrebbe possedere stordisce. Chiacchiere tra gli stand: i più augusti antiquari costernati per le aliquote sugli acquisti. In Francia sono il 5,5 per cento, in Germania il 7, da noi il 22: è concorrenza sleale, si spera nel ministro Giuli, ché agisca sul Mef. Ad ogni modo, fino al 6 ottobre avete tempo di meravigliarvi e sognare di possedere dipinti, sculture, ceramiche, arredi, argenti vagliati da 55 esperti del “vetting”, una task force arcignissima che ha verificato l’autenticità di ogni oggetto in mostra.

La 33esima edizione del Biaf, con segretario generale il fascinoso antiquario Fabrizio Moretti, è iniziata in pompa magna. Si punta a superare i 25 mila visitatori dell’edizione 2022. Evento collaterale, un’interminabile cena benefica con asta a Palazzo Vecchio, presentata da Elisabetta Gregoraci per conto della fondazione Bocelli, dove Bocelli non si è esibito perché indisposto, e poi però le malelingue dicono che sia andato da Tornabuoni e lì abbia invece cantato. Argh. Fuori Biennale c’è Louise Burgeois al Museo del Novecento, Helen Frankenthaler a Palazzo Strozzi, e soprattutto la stupefacente mostra “Il tesoro di Terrasanta” al poco frequentato Museo Marino Marini.

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