Terrazzo
L'asilo d'infanzia di Elon Musk
Il sodale di Donald Trump pensa a un coliving. Non per sé, ma per la sua famiglia: una serie di villette con al centro ettari di giardino dove i suoi 11 figli da tre madri diverse possano giocare
“Il coliving sbarca a Milano, in 27 nella stessa casa”, titola il Corriere. E subito partono i meme. Ma quando il coliving lo fanno i miliardari allora si chiama love compound. Elon Musk, creatore di razzi e distruttore di Twitter, fan e collaboratore numero uno di Donald Trump, uomo più ricco del pianeta Terra – ma a breve anche di Marte – ha comprato alcune ville in Texas, nuova Silicon Valley Dark Maga per costruire un villaggino familiare. “Sto vendendo quasi tutti i miei beni materiali. Non possederò nessuna casa” aveva detto quattro anni fa mettendo su un sito tipo Immobiliare.it le sue sette proprietà in California.
Quando uno dei suoi follower gli aveva chiesto perché, lui aveva voluto rispondere con una sola parola: libertà. Si era trasferito in un appartamentino minuscolo prefabbricato, una sorta di container con le pareti di plastica vicino al lavoro, a Boca Chica. Ma adesso ci ha ripensato e si sta comprando vari isolati in uno dei quartieri chic di Austin. Non per sé, ma per la sua famiglia. Una serie di villette con al centro ettari di giardino dove i suoi 11 figli (quelli noti) da tre madri diverse (tra cui la cantante Grimes) possano giocare – ci viene fuori una squadra di vari sport dopotutto. Alla gente che abita nei block, per potere unire tutto come a Monopoli e costruire un grande family hotel, Musk avrebbe offerto anche fino al 70 per cento in più del prezzo di mercato degli immobili. Lui vuole tenere tutto segreto. Sempre in Texas avrebbe anche l’idea di costruire un villaggio vero e proprio per i dipendenti di Tesla e Space X, una sorta di falansterio AltRight, un Crespi d’Adda con i cowboy.
Ma intanto si concentra sui suoi figli, che hanno varie età e varie opinioni su di lui – alcuni lo detestano – ma che lui vorrebbe far coccolare lì dalle varie madri, tutti nello stesso posto così quando va a trovarli non perde tempo. I figli – oltre ai marziani e ai razzi fallici – sono la sua ossessione. Non i suoi in particolare – uno l’ha chiamato X Æ A-Xii, per gli amici X – ma il procreare. Quando non fa campagna per Trump, è dedicato ad aumentare la popolazione mondiale, convincendo gli altri o facendolo da solo. Apocalittico, dice che si fanno troppo pochi figli, che questa sarà la causa della fine dell’umanità. Amici e amici di amici dicono che alle cene a un certo punto tra la frutta e il dolce tira fuori l’argomento con la sua solita arroganza da ex nerd: “ma non è che vi va un po’ del mio seme?”. Avrebbe anche offerto il suo sperma alla miliardaria Nicole Shananah, ex candidata vicepresidente del nipote di JFK (l’anti-vax passato con Trump Robert F. Kennedy jr) ed ex moglie del Sergey Brin fondatore di Google.
Shanahan avrebbe rifiutato. Come hanno scherzato i comici dei late show: “Fare un figlio con Musk è sicuramente il modo migliore per toglierselo di torno”. A offrire il proprio liquido seminale agli altri deve averglielo insegnato il padre, Errol Musk, con cui non parla tanto, e che ha anche procreato con la sua stessa ex figliastra dopo aver fatto 7 figli con diverse donne. Anche Musk Sr. ha sempre detto che se hai dei buoni geni è un vero peccato non spargerli. In odor di eugenetica, Musk jr. spinge per la fecondazione in vitro, non per aiutare chi non può, ma perché diventa più facile per tutti controllare il processo, migliorarlo. Quando Taylor Swift si è arrabbiata con Trump e Vance per il discorso sulle gattare senza figli, Musk le ha scritto su Twitter: “Va bene Taylor, vinci tu, ti darò un figlio e proteggerò i tuoi gatti con la vita”.