Terrazzo
La Casa Bianca della nuova first lady
Il barocco Trump ha fatto togliere il tappetone blu di Biden per tornare a toni pastello, si è preso la scrivania che fu di Nixon e ha risistemato il suo pulsante per ricevere Coca Cola light ogni volta che vuole. Chissà se Melania richiamerà l'interior designer Kannalikham
Quando nel 2016 Donald J. Trump annunciò la sua candidatura scendendo le scale mobili della sua torre sbrilluccicante, iniziarono meme e vignette su come avrebbe ridotto la White House. Ecco una Casa Bianca tutta d’oro, sulle orme del suo appartamento in stile “dictator chic” a Manhattan, con sedie Luigi XIV placcate 18 carati e tappetoni pelosi anni 80. Ecco Pennsylvania Avenue trasformata in casinò con neon da Atlantic City e slot machine nella West Wing. Ma se c’è qualcosa che fanno le first lady è occuparsi del decor della magione e così l’ex modella slovena aveva tolto al marito il piacere di oligarchizzare le stanze del potere. Melania assunse l’interior designer Tham Kannalikham, ma per anni ha tenuto segreto il restyling degli appartamenti privati del primo piano che si sono potuti vedere quando è uscita la guida annuale dell’edificio, guida concepita da Jacqueline Kennedy.
Nel suo breve periodo a DC, Jackie trasformò la Casa Bianca in una casa museo, restando scioccata dal fatto che molti dei mobili ottocenteschi in stile francese erano semplici riproduzioni cheap made in New York – così assunse antiquari per cercare gli originali. E’ grazie alla vedova JFK se oggi davanti alla casa si vedono ogni giorno file di turisti dell’Oklahoma e del Kansai che vogliono farsi un selfie nella sala da pranzo dove Trump servì il buffet di panini Burger King agli eroi del football. Chissà se tornando Melania richiamerà Kannalikham, che aveva smorzato appena quell’abuso di colori pesca e salmone per pareti e tappeti e divani con le frangette dell’era obamiana, riportando quella che allora la designer chiamava “forza femminile”. Chissà se smantellerà quel poco fatto dalla dottoressa Biden, che in questi quattro anni si è dedicata soprattutto a decorazioni temporanee per le feste, sfruttando il budget 2024 per riempire le stanze con 83 alberi di Natale, centinaia di migliaia di palline e addobbi e ghirlande e nastri e campanelline da far sembrare la East Wing un potenziato Christkindelsmärik di Strasburgo, un inferno per gli epilettici e gli allergici al vischio. Jill montò addirittura un carosello funzionante nella Blue Room. Il Potus ha potere decorativo solo nell’Oval Office, la sua plancia di comando, la sua man-cave.
Ogni scelta qui è simbolica. Tutto un gioco dei quattro cantoni con i vip storici e padri costituenti. Biden rimpiazzò il ritratto di Andrew Jackson scelto da Trump con quello di Benjamin Franklin, per mostrare “il suo amore per la scienza”, mettendoci vicino una pietra lunare. Poi sistemò sulla credenza, tra le foto di figli e nipoti, un busto dell’attivista César Chávez, eroe dei braccianti ispanici, e poi effigi “woke” di Martin Luther King Jr. e Robert F. Kennedy, Rosa Parks e Eleanor Roosevelt. E per la quota nativa una statuina di un Apache a cavallo. Ora il barocco Trump è tornato e ha fatto togliere il tappetone blue di Biden per tornare a toni pastello, si è preso la scrivania che fu di Nixon, portato una nota statuina di un cowboy sopra un mustang imbizzarrito e risistemato il busto di Churchill che Biden aveva tolto, in quanto “guerrafondaio colonialista”. E poi il suo pulsante per ricevere Coca Cola light ogni volta che vuole. Ci si chiede se Elon Musk avrà una sua influenza anche qui, appicciando, come un’adolescente con l’Adhd, poster di “Diablo IV” con le puntine sul ritratto di FDR.