Riviera Albanese (Ansa)

terrazzo

Ricominciare da Tirana

Giulio Silvano

Make Albania Great Again. La capitale futura meta di viaggi architettonici, con una gentrification che parte dal restyling. Nell’isola disabitata di Sazan, il governo ha approvato uno dei progetti della famiglia di Donald Trump per un mega resort di lusso, in una zona prima protetta per motivi naturalistici

Non si costruiscono solo centri per i migranti in Albania, centri ormai praticamente vuoti, flop meloniano, ora forse da trasformare in Cpr – una Guantanámo italiana, come ha detto Riccardo Magi di Più Europa. O forse centri da riadattare gli spazi e le casette prefabbricate per un’Expo, una nuova Biennale dell’immigrazione, o per aprire un nuovo Fico farinettiano ma sovranista, con byrek e agnello al posto della mortadella e dei libri di Baricco, dato che quello bolognese è fallito miseramente. Tanto, vicino a uno di questi centri, a Shengjin, ha già aperto un ristorante a tema Meloni, specialità frutti di mare, con centinaia di quadri con l’effigie della prima donna premier, lei seria, lei che ride, lei che fa le faccette, con sfondi coloratissimi. Appunto, non solo centri per migranti, perché nella vecchia illiria, così com’è successo tra Isola e Porta Nuova, c’è una nuova energia e sorgono come funghi i grattacieli per trasformare la terra delle aquile in una piccola Manhattan del 21esimo secolo.

Bosco verticale, ovviamente in prima fila, inaugurato l’anno scorso: l’immagine della #MilanoNonSiFerma che combatte la pessima qualità dell’aria – Accra, Milano, stesse polveri sottili – con balconi pieni di biancospino, facilmente esportabile a Tirana, vicino a piazza Madre Teresa, l’albanese più famosa del secolo scorso (quella del nostro è Dua Lipa). Non solo boerizzazione: ecco lo studio portoghese OODA che nella capitale porta 13 cubi impilati giocosamente costruiti per scopi residenziali – un “villaggio verticale”, il postmodernismo fun come cura per il grigiore architettonico della repubblica socialista. I cubi seguono il progetto dei cechi Chybik + Kristof che hanno disegnato una torre rivestita di cemento rosso, a cascata, come se spuntasse naturalmente dal terreno. E poi la Alban Tower, inaugurata due anni fa, fatta dallo studio fiorentino Archea, immaginata ispirandosi al profilo delle torri dei palazzi italiani, come quella di palazzo Vecchio, ma tutto blu e verde.

Decine e decine di progetti su cui c’è già l’ok governativo e che rivoluzioneranno l’estetica balcanica. Herzog & de Meuron, Fuksas, Olgiati, Cucinella, Henning Larsen per edifici residenziali e uffici e hotel sulla New Boulevard. Tirana futura meta di viaggi architettonici. Gentrification che parte dal restyling. Soft power delle archistar. Un po’ Brooklyn un po’ piazza Gae Aulenti, ma con più libertà di giocare con forme e colori, grattacieli “a matita” giallissimi, facciate tridimensionali, alberi appesi, torri storte e torri “totemiche”, palazzoni “a puzzle”, scatoloni accatastati, tutto un grande parco giochi mediterraneo per lo “stile internazionale” contemporaneo. Il premier Edi Rama come un nuovo barone Haussmann crea per Tirana un masterplan con i francesi di Architecture-Studio, mantenendo in certe zone il limite a 85 metri per non rovinare troppo lo skyline, disponendo i palazzoni a corona intorno al centro. Nel frattempo, nell’isola disabitata di Sazan, visibile dalla costa pugliese, il governo ha approvato uno dei progetti della famiglia di Donald Trump per un mega resort di lusso, in una zona prima protetta per motivi naturalistici. A occuparsene sarà il genero Jared Kushner, marito della figlia preferita Ivanka – Make Albania Great Again.

Di più su questi argomenti: