Colm Toibin (Getty)

Terrazzo

Case e romanzi. Thomas Mann salvato dalla piscina

Camilla Baresani

Lo scrittore irlandese Colm Toíbín, uno spaesato per eccellenza, presenta il suo nuovo libro. La sua passione per le case del gran borghese tedesco e il suo soggiorno nella villa di Mann mentre ultimava il suo romanzo biografico, Il Mago

Cortina. Colm Toíbín, il grande scrittore irlandese, ha presentato in anteprima italiana Long Island a Una Montagna di libri. Il romanzo è ambientato nel 1976 tra le abitazioni costruite da una famiglia italiana a Long Island e, più avanti, nelle malandate abitazioni di Enniscorthy, in Irlanda. La traccia è data dallo spaesamento emotivo e geografico di chi ha vissuto in un continente diverso da quello dove è nato, sposandosi e figliando con persone di altri paesi. Toíbín è uno spaesato per eccellenza. Dopo aver vissuto in Spagna e a New York ora abita a Pasadena, “per amore”, in un compound dove le fiamme non sono arrivate. Il suo compagno è Hedi El Kholti, editor della storica casa editrice militante Semiotext(e), che ha pubblicato, tra gli altri, i “cattivi maestri” Toni Negri e Franco (Bifo) Berardi. Dice Toíbín, che i quasi diecimila edifici bruciati nel Palisades Fire di gennaio non diventeranno cantieri per anni.

Ci sono infinite e immense difficoltà burocratiche per il rinnovo delle licenze edilizie e per i rimborsi assicurativi, e dunque i residui anneriti resteranno ancora a lungo come testimonianze della fragilità della vita californiana. Nel suo splendido romanzo biografico Il Mago, che racconta la vita di Thomas Mann, Toíbín non trascura la passione per le case del gran borghese tedesco. In quella che pensava essere la sua ultima tappa abitativa, scelse un terreno a Pacific Palisades e incaricò l’architetto Julius Ralph Davidson, un ebreo tedesco, di progettare la sua villa in uno stile Bauhaus moderato, dal momento che Mann detestava gli eccessi di vetrate. Ma dopo essere sfuggito al nazismo e approdato in America considerandola un luogo libero e sicuro, nel 1952 fu costretto a fare le valigie e tornare in Europa, perché in pieno maccartismo si trovò indagato e sospettato di simpatie comuniste. La storia odierna sembra ricalcare vicende già vissute. Qualche anno fa, Toíbín ha soggiornato nella villa di Mann (miracolosamente sfuggita ai roghi di gennaio), mentre ultimava Il Mago.

La villa, acquistata nel 2016 dal governo tedesco, è una residenza d’artista, così come l’adiacente Villa Aurora, che era la casa di un altro rifugiato tedesco, lo scrittore Lion Feuchtwanger. Bernard-Henri Lévy ha scritto che “L.A. è una città senza storia”, ma in realtà una storia c’è, anche edilizia, ed è quella dell’impressionante ondata di emigrati culturali di lingua tedesca, perlopiù ebrei, che vi si stabilirono tra gli anni Venti e i Quaranta, dando un’impronta innovativa all’architettura e a tutte le arti. A Cortina, Toíbín ha raccontato come il governo tedesco, per evitare che le case di Mann e Feuchtwanger venissero demolite in favore di redditizi sviluppi immobiliari, acquisì entrambe le dimore per farne residenze per studiosi e artisti in gita. Solo che bisognava far digerire ai parsimoniosi contribuenti tedeschi l’esborso, il ripristino filologico degli ambienti, e soprattutto le successive spese di manutenzione. Entrambe le ville erano dotate di piscina, e le piscine sono costose. Così si pensò a un sotterfugio. Laddove la piscina di Villa Aurora è stata riempita da una colata di cemento, e amen, quella di casa Mann è salva. E come mai? Perché si fece passare che sarebbe stata utile in caso d’incendio.

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