Il volo di Eddy. Il romanzo sul Tour de France 2019 / 12
Simon Yates brinda giù dai Pirenei. L'inglese vince la 12a tappa del Tour
Il corridore della Mitchelton batte Mühlberger e Pello Bilbao a Bagnères-de-Bigorre nella prima tappa pirenaica della Grande Boucle. Quaranta corridori in fuga e uomini di classifica tranquilli
Simon Yates ha vinto la dodicesima tappa del Tour de France 2019, la Toulouse-Bagnères-de-Bigorre, 209 km. L'inglese, che era riuscito a entrare nella fuga di 40 uomini che è partita dopo una cinquantina di chilometri dal via, ha battuto in uno sprint a tre Pello Bilbao e Gregor Mühlberger. Tra gli uomini di classifica niente da segnalare: Julian Alaphilippe è ancora in maglia gialla.
Quest'anno su Girodiruota il Tour de France sarà solo una parte di un racconto più grande: un romanzo in 21 puntate, una storia che parla di ciclismo, ma anche di altro. A seguire la dodicesima puntata (oltre il prologo) del feuilleton della Grande Boucle, quello che parte da una camera calda e va in un altrove francese, ciclistico, giallo come il Tour de France 2019. [qui trovate tutte le puntate]
[leggi la puntata precedente] Lo trovò alle prese con un panino più grande della sua faccia. Non che ci volesse molto, magro com’era. Gli sistemò il tovagliolo in stoffa che gli serviva più che altro da raccogli briciole e gli offrì un goccio d’acqua. In tutti i quei giorni l’aveva visto sempre mangiare poco, un gelato al massimo, tutto il resto lo inghiottiva più per dovere che per reale voglia. Il vecchio fu contento nel vederlo addentare invece così di gusto quello che aveva in mano.
“Finalmente mangi”, constatò felice.
“Mi è venuta una fame...quando potrò alzarmi ci facciamo una gran grigliata. Me lo prometti nonno?”.
“Certo”, disse gettandosi di peso sulla sedia. Per la prima volta il televisore già trasmetteva le immagini del Tour de France. Tolosa era ancora sullo sfondo mentre i corridori già si dannavano alla ricerca della fuga buona per provare a coltivare la speranza di una vittoria pirenaica. Davanti al gruppo era un concerto di scatti, di accelerazioni, di tentativi che quasi sempre risultavano vani.
“Adesso ci provano pure Asterix e Obelix”, fece il nonno interrompendo il silenzio di occhi muti a osservare cosa poteva succedere.
“Cosa c’entrano Asterix e Obelix?”, chiese Eddy stupito dall’affermazione del nonno.
“C’entrano, c’entrano”, disse accendendosi la pipa. “Sono passati per Tolosa alla ricerca di cibi speciali per un banchetto”.
“Vabbé ma è un fumetto”.
“Certo, però le salsicce sono reali”.
“Eh?”.
"Lì c’è la saucisse de Toulouse. Hai presente le salsicce? Ecco immaginati una salsiccia ancora più grassa, con dei bei pezzettoni di lardo all’interno. Tua nonna le chiamava salcicce, perché solo a guardarle si diventava ciccioni”. Eddy si portò le mani dietro alla nuca e gli venne l’acquolina in bocca immaginandosi un piatto immenso nel quale ficcarci le mani e riempirsi la bocca.
Le bocche piene ce le avevano quattro signori a metà del Col de Peyresourde. Se ne stavano seduti tranquilli con un panino sulla destra e una birra sulla sinistra in un prato a un centinaio di metri dalla strada mentre gli avanguardisti di giornata stavano scalando il primo passo pirenaico di questa edizione del Tour de France. Erano fuggiti in quaranta dopo un’ora di corsa filata via a 50,6 chilometri all’ora di media, cosa che il vecchio aveva sottolineato con un succinto: “Nemmeno col Garelli”. Eddy se lo ricordava bene il Garelli del nonno, un ferrovecchio che puzzava come nemmeno un sacco di monnezza e che sembrava essere piantato al suolo con i chiodi. Una volta pure uno in bicicletta l’aveva superato in pianura. E a pedalare non era certo un Tim Wellens che sembrava volare in cima al Peyresourde.
“Ma non si sente ridicolo con tutti quei puntini rossi sulla maglia? Sembra la Pimpa”.
“Tu prova a dirlo in Francia. Passi guai se lo fai. La maglia a pois è uno dei vanti del Tour e non sai quanta gente sogna di indossarla. Pensa che ci sono ciclisti che se la prendono per andarci in giro la domenica”. Eddy pensò che si doveva essere un po’ pirla a girare con una maglia coi puntini rossi e che si era ancora più pirla a comprarsi una maglia che celebrava gli scalatori, soprattutto se si aveva una bella pancia da portarsi in giro in bici.
Un po’ pirla come Rohan Dennis che tutto d’un tratto aveva deciso di scendere di bicicletta e ritirarsi. “Guarda te quello lì. Domani c’ha la crono che può vincere e se ne va a casa senza avere neppure un graffio addosso”.
Intanto sui tornanti dell’Hourquette d’Ancizan Matteo Trentin aveva staccato tutti ed Eddy era contento come una Pasqua, perché un velocista che attacca in salita “è la meglio cosa che c’è”. I suoi sorrisi durano poco. Si trasformarono presto in insulti e in improperi quando vide Simon Yates, compagno di squadra dell’italiano, scattare e inseguirlo. “Ma perché quel nanerottolo insegue Trentin?”.
“Perché vuole vincere”.
“Non mi pare mica giusto. Spero perda”.
Le ingiurie di Eddy contro l’inglese però non sortirono alcun effetto. L'inglese con Gregor Mühlberger e Pello Bilbao transitarono per primi in cima al passo e per primi si presentarono sul rettilineo d’arrivo. Yates lo attraversava per primo. Eddy lo mandò a quel paese. Nonno Ottavio lo prese in giro. “Guarda te come ti sei ridotto, a tifare contro un ciclista”.
“Che palle che sei nonno con sta storia che non si deve mai tifare contro. Quello ha fatto il furbo e io gli auguravo solo una foratura, mica di cadere”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano