uffa!

Cosa mi mancherà (i giornali) e cosa no (il telefonino) nella "Casa" del Grande Fratello

Giampiero Mughini

Una pausa dallo scrivere e dal raccontare mi darà un po' di respiro. Non so come facciano i giornalisti che vanno in pagina ogni giorno. Le polemiche da evitare e i bersagliatori su Whatsapp, tutti ad autopromuoversi

C’è che fra non molto sarò recluso giorno e notte in un lavoro professionale, e dunque mancherò per qualche settimana da questa pagina del Foglio. Me ne scuso anticipatamente con il direttore Claudio Cerasa e con i miei dieci/quindici lettori. Voi mi mancherete molto, spero un tantino io a voi. E anche se una sosta dallo scrivere e dal raccontare, mi darà un po’ di respiro. Non so come facciano i giornalisti che vanno in pagina ciascun giorno che Dio manda in terra. Possibile che abbiano dentro di sé una tale miniera di cose da dire e da raccontare? Io quelle 5.800 battute in cui consiste il mio “Uffa!” settimanale le estraggo ogni volta a viva forza, per giunta dubbioso che interessino a qualcuno le cose che vado scrivendo, nel 90 per cento dei casi attinenti a personaggi e situazioni di almeno cinquant’anni fa.

   

Non è che non invidio soltanto quelli che ponzano giorno dopo giorno (eccezion fatta per Mattia Feltri che lo fa con eccezionale talento), non invidio neppure quelli che scrivono di quanto accade nell’attualità italiana. Neppure sotto tortura riuscirei a entrare in campo con la lancia sguainata a difendere o a vilipendere Andrea Giambruno, il cui merito (o il cui demerito) maggiore è quello di essere lo sposo del nostro primo ministro, Giorgia Meloni, della quale ho letto con molto piacere l’elogio che ne ha fatto Massimo Fini sul Fatto di qualche giorno fa. No, nemmeno morto mi metto a scrivere dell’attualità italiana, fermi restando i miei auguri a tutti quanti ne sono protagonisti, di destra o di sinistra che siano. Nemmeno morto mi metto a scrivere se sì o no la scrittrice Michela Murgia (della cui morte sono addoloratissimo) abbia aiutato noi “maschi” a essere meno peggio di quello che siamo, com’è scritto sui paginoni che le stanno dedicando i suoi sodali. Nemmeno morto scriverei una sola riga a proposito di colei che sta oggi alla testa del partito un tempo diretto da Palmiro Togliatti o da Enrico Berlinguer, e alla quale auguro ogni bene. Nemmeno morto scriverei sull’Ucraina un’altra parola che non sia “pace pace pace”, perché l’Ucraina a stento so trovarla sulla carta geografica, perché non credo che in politica ci siano i buoni che più buoni non si può e i cattivi che più cattivi non si può, perché non so nulla di quello che dal 2014 si sono fatti gli ucraini/filoucraini e gli ucraini/filorussi se non che si sono massacrati a vicenda, perché sono maturato dal tempo in cui avevo vent’anni e leggevo l’Unità comprata dal nonno comunista fremendo di gioia quando i giornalisti di quel quotidiano scrivevano con aria soddisfatta che i soldati americani morti in Vietnam il giorno prima erano stati 50 o 100, ciò di cui oggi mi vergogno. Così come provo solo dolore a leggere oggi quanti soldati russi, che probabilmente non sanno neppure contro chi stiano combattendo, sono caduti ieri sul campo. Fermo restando ovviamente che l’Ucraina appartiene alla gente ucraina e alle istituzioni politiche che si è data liberamente e agli uomini che a costo della vita le stanno difendendo.

  

Sarò recluso giorno e notte. Niente giornali, niente televisione, niente telefonino. Negli ultimi cinquant’anni della mia vita, è la seconda volta che per un tempo non leggerò i quotidiani, la preghiera del mattino dell’uomo moderno. Mi era già capitato nel gennaio 1970, quando da Catania ero sbarcato a Roma su un vagone di seconda classe con seimila lire in tasca da poter spendere. Per quattro o cinque mesi di quel 1970 non ho avuto di che pagare i quotidiani in edicola. Quando ho potuto permettermelo, ne ho subito comprati cinque al giorno: Corriere della Sera, Stampa, l’Unità, il Giornale di Indro Montanelli, Manifesto. Già a elencarne i titoli, lo afferri subito che era un tutt’altro mondo.

  

Non mi mancherà invece così tanto, per l’uso che ne faccio abitualmente, il telefonino. Dato che non leggerò i giornali, non avrò di che mandare i soliti messaggi che invio agli amici, di congratularmi per un articolo che hanno scritto. Qualche giorno fa ne ho mandato uno a Michele Masneri, che aveva scritto sul Foglio uno spettacolare articolo in cui prendeva lo spunto dal fatto che l’ex sindaco di New York e oggi cavalier servente di Donald Trump, Rudy Giuliani, sta vendendo la sua casa di New York perché in ristrettezze economiche. Avrei voluto mandarne uno a Massimo Fini per il suo bell’articolo sulla Meloni di una settimana fa ma non riesco a trovare il suo cellulare. Del gruppo che aveva fatto nei primi anni Ottanta il settimanale Pagina – Ernesto Galli della Loggia, Paolo Mieli, Fini e io – prima o poi Massimo ha riempito di insulti tutti noi, il sottoscritto ivi compreso. Dire che l’ho perdonato è falso, diciamo che ci passo sopra. Raramente condivido le tesi dei suoi articoli, ma li leggo sempre con piacere. E’ un giornalista comunque di valore, e vale per il giornalismo quello che dicevo prima: non è che ci siano i buoni tutti da una parte, e i cattivi tutti dall’altra, come pure è il pensiero dominante di quanti scrivono sul Fatto, uno dei cinque giornali che ricomincerò a leggere dopo la reclusione.

  
Per il resto non è che io del telefonino faccia un uso soverchiante, a cominciare dal fatto che non sono sui social, il che ipso facto ti esclude dal mondo di oggi. Quanti follower hai? A questa cruciale domanda la mia risposta è dunque zero. La Murgia pare ne avesse 600 mila. Resto stupito del fatto che quando arrivo in un albergo mi chiedano a tutt’ora la carta di identità e non il mio social account, quello sì la prova che tu esisti davvero. Purtroppo ho un indirizzo WhatsApp dove sono bersagliato da gente che conosco o che non conosco e che si autopromuove in modo estenuante. Hanno consegnato il manoscritto di un libro, ne hanno pubblicato uno, quel libro è stato recensito ora qua ora là. Ecco, non ricevere questo tipo di messaggi non mi mancherà molto.

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