La fine dell'Europa è altamente esagerata
Niente funziona nella Ue eppure, scrive Politico, tutto scorre come sempre
“Parigi ‘brucia’, lo ‘psicodramma’ della Brexit e l’autocrazia che ‘torna’. Sapete che l’immagine dell’Europa ha ricevuto un colpo quando i liberal americani hanno iniziato a sentirsi superiori”, scrive Matthew Karnitschnig su Politico. “Anche il Wall Street Journal è preoccupato: ‘Le divisioni sull’economia, la cultura e la geografia stanno sfidando la longevità dei governi o la loro capacità di perseguire i loro obiettivi’. Traduzione: L’Europa è fottuta. Ma lo è davvero? In un momento in cui i terroristi si scatenano, l’Italia prepara i libri contabili e Viktor Orbán è la risposta dell’Europa centrale al Duce, c’è la tendenza ad accanirsi sulla Ue. L’Europa manca di una vera leadership e di una vera visione; è diventata, come ha memorabilmente detto il compositore canadese Chilly Gonzales, ‘un film senza trama’.
Eppure, mentre un altro annus horribilis sta per concludersi, è difficile negare che l’Europa sia di nuovo sopravvissuta più o meno intatta. Il giorno del giudizio non arriva mai. In tutto il continente (con notevoli eccezioni), i treni sono puntuali, l’assistenza sanitaria e l’istruzione accessibili a tutti, il sistema giudiziario equo e le città sicure. L’economia della regione, pur mostrando segni di tensione, è ancora in crescita. La disoccupazione nella Ue, che in alcuni paesi rappresenta ancora una sfida importante, è scesa al livello più basso dal 2000. Quindi, mentre è facile liquidare l’Europa come un luogo dove nulla funziona veramente (Grecia, Brexit, migrazione, Jean-Claude Juncker), in qualche modo tutto funziona. Anche la maggior parte dei populisti ha rinunciato a cercare di lasciare la Ue. Anche se è facile biasimare i media per la cattiva reputazione dell’Europa, i veri colpevoli sono i leader politici del continente. Se l’ultimo decennio di crisi perpetua ci ha insegnato qualcosa è che qualunque cosa accada la fine dell’Europa è il risultato meno probabile. Con l’invecchiamento della popolazione e la burocrazia ingombrante, la Ue potrebbe non essere il prossimo motore economico mondiale. Ma l’Europa è destinata a rimanere la cinquantenne in discoteca: ben oltre il suo apice e irrimediabilmente imbarazzante in compagnia di chi fa tendenza. Eppure rimarrà sulla pista da ballo, perché ciò che più temono i cittadini è ciò che potrebbe accadere una volta che la musica si sia fermata”.
Il Foglio internazionale