Maduro se ne deve andare, subito!
Ha ridotto il Venezuela alla fame e alla morte, scrive il Wall Street Journal
“L’ultimo tentativo fatto dai venezuelani per disfarsi del dittatore Nicolás Maduro rappresenta un evento cardine della storia latino-americana, come la comunità internazionale si sta accingendo a riconoscere”. Ha scritto così, nel suo editoriale, la opinionista del Wall Street Journal Mary Anastasia O’Grady.
“Il democraticamente eletto presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, ha prestato giuramento per diventare il presidente ad interim mercoledì scorso, come prescritto dalla Costituzione del paese. Entro poche ore, è stato riconosciuto dagli Stati Uniti e da altre venti democrazie, undici delle quali in America latina. Altri governi hanno avvertito Maduro che se ne deve andare. Non ci sono solo parole all’opera. La scorsa settimana la Banca d’Inghilterra ha impedito a Maduro di ritirare 1.2 miliardi di dollari in riserve d’oro. Venerdì gli Stati Uniti hanno dato a Guaidó il controllo dei conti governativi del Venezuela presso la Federal Reserve di New York, e altri istituti di credito americani".
"Non succedeva dalla caduta dell’impero sovietico che una nazione si prestasse a tanta furia e determinazione per liberarsi del giogo del socialismo. Non succedeva da allora nemmeno che la miseria marxista si mostrasse al mondo con tanta chiarezza. I venezuelani stanno sperimentando quel che milioni di russi, cinesi, cubani e innumerevoli altri hanno sofferto in passato. Stremati e furiosi, vogliono porvi fine. E’ ironico che alcuni politici americani, come il senatore del Vermont Bernie Sanders e la neo eletta deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortèz, vogliano portare il socialismo in America. Le correnti della storia vanno nella direzione opposta. Gli Stati Uniti hanno promesso al governo Guaidó 20 milioni di dollari in assistenza umanitaria. Ve n’è certamente bisogno. La rivoluzione socialista del Venezuela, iniziata dall’ora defunto Hugo Chávez, ha portato alla crescita della mortalità infantile, alla malnutrizione e persino alla carestia. L’acqua corrente, l’elettricità e la carta igienica sono ora beni di lusso. Il Venezuela è in iper inflazione, le malattie sono in rampante crescita così come il crimine e la corruzione. Milioni di venezuelani affamati e disoccupati stanno emigrando nei paesi limitrofi, in America e in Europa. I venezuelani hanno già tentato numerose volte di restaurare le libertà perse nel 2002, quando Chávez utilizzò la sua maggioranza per dissolvere i diritti civili e la libertà di stampa. Non furono però mai in grado di persuadere gli alti ufficiali militari, infiltrati da Cuba, a rompere con il dittatore. Se questa volta è diverso è perché Maduro non può più garantire gli interessi dei mandarini militari. Dal Cile al Brasile alla Francia, ora Maduro è il simbolo internazionale dell’abuso dei diritti umani. Il cappio si sta stringendo sul collo del chavismo, anche se il regime vi è già scampato in passato. Stavolta il rischio è ben più alto, per entrambe le parti”.
Il Foglio internazionale