Il futuro si trova in Eurasia
La nascita di un continente che va da Lisbona a Shanghai
"Sta emergendo un supercontinente: l’Eurasia, ossia la combinazione di Europa e Asia che si estende da Lisbona a Shanghai o Jakarta”. Così ha scritto sul South China Morning Post Bruno Maçães, ex ministro degli Affari europei del Portogallo e consulente di Flint Global.
“I legami che uniscono i due continenti sono in parte infrastrutturali, visto che le nuove connessioni per mare e per terra si moltiplicano di continuo. E’ anche una questione ideologica, visto che le linee di demarcazione tracciate durante la Guerra fredda ormai sono state abbandonate. E’ infine, pure, una questione commerciale. Molti lettori saranno sorpresi di apprendere che il commercio tra Europa e Asia (chiamiamolo commercio euroasiatico) ora supera di gran lunga quello transatlantico e transpacifico. In molte delle recenti rilevazioni storiche, il commercio euroasiatico supera di tre volte il volume di quello transatlantico. Soprattutto, il cambiamento è culturale. L’Eurasia sta divenendo un’entità integrata, anche se necessita di un’organizzazione politica. La Cina è stata la prima volersi occupare della questione. La cosiddetta ‘Nuova via della seta’ è un progetto mastodontico che potrebbe finire per strutturare il supercontinente in base alle idee cinesi. Che ruolo hanno gli Stati Uniti in tutto ciò? Per loro, in questa nuova mappatura del globo, il rischio è quello di diventare un’isola. In effetti, in un mondo in cui l’Eurasia finisce sotto l’egemonia di una potenza sola, la Cina, gli Stati Uniti diverrebbero un’isola, per altro un’isola piuttosto piccola e vulnerabile. Se gli Stati Uniti fossero in cerca di una nuova missione, se la troverebbero facilmente davanti. Proprio come fecero settant’anni fa, sobbarcandosi l’impegno di costruire un nuovo ordine occidentale, sembrano gli unici in grado di costruire un nuovo ordine politico euroasiatico: il più ambizioso e e impegnativo progetto politico che l’umanità abbia mai intrapreso. Sviluppando un nuovo ordine da soli, nel ruolo di potenza dietro i principali progetti politici ed economici che connetteranno l’Eurasia, gli Stati Uniti potrebbero cercare di mantenere il proprio potere pressoché inalterato. In pratica, questo significherebbe assumere qualche forma di controllo sulle connessioni fondamentali che terrebbero assieme il supercontinente: le aziende che operano tra i confini, le infrastrutture e i trattati pollici che assicurano stabilità e cooperazione. Se questo ordine euroasiatico dev’essere costruito, allora dev’essere costruito da un soggetto esterno – è la conclusione dell’ex ministro portoghese Bruno Maçães – uno che possa almeno aspirare a qualche forma di imparzialità tra le parti. Quale paese è più adatto a un simile onere se non il custode del precedente sistema, separato dall’Eurasia da due oceani, la nazione più potente di tutti i singoli stati del blocco eurasiatico eppure meno potente della loro somma?”.
Il Foglio internazionale