La modernità ci coccola e omologa
Nassim Taleb si esprime contro la repressione della volatilità sul Figaro
L’autore del bestseller mondiale “Il cigno nero” torna a tessere l’elogio dell’“antifragilità”, un’ode al rischio contro il comfort della vita moderna. Un anno prima del crac di Lehman Brothers che scatenò la pandemia finanziaria globale, Nassim Taleb pubblicò “Il cigno nero”, un libro in cui spiegava che si possono verificare eventi immani con una probabilità statistica minima. Sono i cigni neri che appaiono dopo i tanti cigni bianchi. Da allora, questo trader ed economista di origini libanesi che vive negli Stati Uniti si è fatto una fama mondiale.
“Oggi assistiamo all’omogeneizzazione delle esperienze in tutti i paesi del mondo, alla sistematica repressione delle volatilità”, dice Nassim Nicholas Taleb al Figaro. “Oggi hai persone che fanno bodybuilding ma non sanno come combattere, perché le loro braccia sono programmate solo per sollevare pesi attraverso le macchine. I settantenni di oggi sono molto più deboli rispetto a persone della stessa età duecento anni fa. La modernità coccola i corpi e le anime. Credo che dobbiamo essere traumatizzati con moderazione: dobbiamo permettere alle persone di assumersi rischi moderati, di commettere errori. La modernità odia l’incertezza, vuole solo buoni studenti che non sanno commettere errori. Questo porta a ciò che chiamo gli ‘intellettuali filistei’, questa classe che non conosce il reale ma pretende di guidarci”.
Taleb è contro il culto dell’innovazione. “Non sono progressista a tutti i costi e non sostengo la neomania, vale a dire l’amore del moderno per il moderno. Una tecnologia obsoleta ha più del 99 per cento di possibilità di rimanere e una nuova tecnologia ha una possibilità su 10.000 di sopravvivenza”. Politicamente, è inclassificabile… “A livello di stato centrale, sono una specie di anarco-conservatore. Sono per il principio di sussidiarietà che mi sembra il più efficace dal punto di vista politico ed economico. A questo livello, la Svizzera e gli Stati Uniti hanno il miglior sistema. Politicamente, sono un localista.
L’individuo dovrebbe essere gestito solo da persone che vivono con lui. I burocrati possono impormi delle regole se bevono la mia stessa acqua”. E Trump? “Alcune azioni, come la rimozione o la semplificazione di alcuni regolamenti, mi piacciono, altre, come i suoi collegamenti con la ‘barbarie saudita’, le ho fortemente disapprovate. Ma lo preferisco a Obama, di gran lunga. È antifragile. Non sta cercando di diventare un prete gesuita. Viene attaccato su cose insignificanti, che lo rafforzano”.
Il Foglio internazionale