L'ossessione tech per il sonno
La sleep technology rivela la vera anima della Silicon Valley
“Prima, chiudete le serrande della vostra camera da letto. Cenate alle quattro di pomeriggio, e non mangiate o bevete nulla dopo le sei… Indossate l’anello Oura per il sonno e sarete finalmente pronti per una dormita”. L’Economist racconta la routine per “l’igiene del sonno” di Bryan Johnson, l’amministratore delegato della startup Kernel, che ha venduto la sua compagnia precedente a eBay per 800 milioni di dollari.
L’ossessione per “l’igiene del sonno” è piuttosto diffusa tra i giganti del tech, che la reputano un modo efficace per migliorare i livelli di concentrazione e produttività. Possono scegliere tra una varietà di gadget: coperte elettriche, cuscini intelligenti, anelli, bracciali e mascherine. Il mercato della tecnologia del sonno valeva 54 miliardi nel 2014 e dovrebbe arrivare a 81 miliardi entro il 2020. Alcune grandi compagnie come Apple, Bose, Nokia e Philips sono attive in questo campo.
La mania per la tecnologia del sonno mette insieme varie tendenze dell’industria tech, a partire dall’ossessione per la metrica. Gli imprenditori della Silicon Valley sono fissati con le rilevazioni statistiche e applicano questi criteri alla loro vita privata. Gli indicatori del sonno rientrano anche nel culto della produttività della Silicon Valley, e nella costante ricerca di pillole quotidiane per rendere la loro vita più efficace. Questo si verifica nell’indossare gli stessi vestiti ogni giorno (per evitare di perdere tempo per decidere cosa mettersi), seguire una fastidiosa routine fisica e imporsi diete complicate. Le strategie per il sonno consentono di inseguire il culto della produttività non solo di giorno, ma anche di notte.
Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che i rilevatori notturni non sono efficaci e non riescono a misurare le ore di sonno effettive. Chi lavora nel tech non dorme abbastanza perché la cultura lavorativa impone delle giornate molto lunghe, e ritiene che tutto ciò che esula dal lavoro sia secondario. “L’entusiasmo per questi gadget – spiega l’Economist – fa parte di una tendenza a usare la tecnologia per aggiustare i problemi creati dall’industria stessa. Il tuo smartphone è addittivo? Ecco un’app per monitorarne l’uso. Le strade della città sono intasate dagli Uber? Prova un motorino elettrico. Gli indicatori del sonno sono lo specchio di una cultura che affronta i sintomi della mancanza di sonno, ma non la malattia”.
Non dobbiamo ridere di fronte alla sleep tech. Dieci anni fa i rilevatori fisici erano un fenomeno di nicchia, oggi sono diventati molto popolari. Nessuno si stupisce se una persona pubblica i dati della propria corsa mattutina su Facebook. Lo stesso potrebbe accadere con la tecnologia applicata al sonno. “Una serie di casi precedenti – incluse le mail, lo shopping digitale o l’affitto di camere in una città sconosciuta – sono un promemoria che le strane abitudini della Silicon Valley oggi, potrebbero diventare quello che tutti noi faremo tra dieci anni”.
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