Notre-Dame secondo Macron
Perché, per il Guardian, il restauro della chiesa è lo specchio di una battaglia culturale
Restaurare o innovare? Da quando il terribile incendio ha devastato la cattedrale di Notre-Dame lo scorso aprile, i francesi si sono divisi in due gruppi”, scrive Pauline Bock sul Guardian. “C’è chi vuole fare tornare la cattedrale alla sua vecchia gloria, e chi invece condivide la linea del presidente Emmanuel Macron, che ha promesso di ‘ricostruire Notre-Dame per renderla ancora più bella di prima entro cinque anni’”.
Il restauro della cattedrale è la metafora dello scontro in atto tra chi, come Macron, vuole trasformare la Francia in una “start-up nation” e il resto dei cittadini che non vogliono averci nulla a che fare. Ben 1.169 architetti e accademici hanno scritto una lettera aperta a Macron consigliandogli di aspettare e di non procedere al suo piano per il restauro. “Prendiamo il tempo per fare una diagnosi”, hanno scritto nella lettera al presidente: “Ascolta gli esperti, riconosci le loro competenze e, sì, fissa una scadenza ambiziosa per un restauro esemplare”. Al centro del dibattito c’è la ricostruzione della guglia – costruita nel 1859 e alta 93 metri – che è precipitata a causa dell’incendio. I sondaggi indicano che la metà della popolazione vuole restaurare la cattedrale come era prima dell’incendio, e dopo gli annunci di Macron è comparso un hashtag sui social media: #TouchePasàNotreDame (non toccate Notre-Dame). E’ intervenuto nel dibattito anche il nipote di Viollet-le-Duc, l’architetto che ha costruito la cattedrale: “E’ un dibattito affascinante tra il vecchio e il nuovo. E’ un peccato che Viollet-le-Duc non possa partecipare, sarebbe stato molto interessato”. Il dibattito mostra che l’approccio zelante ed entusiasta di Macron non piace a molti francesi. In architettura e in politica, Macron è ossessionato con l’innovazione: il più giovane presidente francese non vuole semplicemente ricostruire la cattedrale – la vuole rendere migliore. In politica, Macron ha la reputazione di darsi grandi obiettivi (come la liberalizzazione di gran parte dell’economia francese), senza preoccuparsi troppo dei dettagli. Questo può finire per dare vita a delle lunghe proteste come quelle dei gilet gialli. Macron spera che la nuova Notre-Dame sia il simbolo della Francia moderna. La ricostruzione cauta e graduale della cattedrale potrebbe essere una grande opportunità per il paese. “Molti monumenti hanno bisogno di essere restaurati – spiega Pauline Bock – Notre-Dame potrebbe aprire un dibattito più ampio su come proteggere i siti storici francesi. Il progetto di Macron, fatto di grandi bandi e scadenze impossibili, mette in risalto le sue scarse abilità organizzative. Se vogliamo guardare il lato positivo almeno Notre-Dame non verrà ribattezzata dopo le famiglie e aziende che hanno donato i soldi per la ricostruzione: non ci sarà nessuna cattedrale Notre-Dame de L’Oréal. Almeno non ora”.
Il Foglio internazionale