A Cambridge è morto il pensiero libero
Per lo Spectator gli studenti hanno preso il controllo dell'università, ed è una pessima notizia
“Chi vorrebbe mai essere un docente nel 2019?”, si chiede Joanna Rossiter sullo Spectator. “Questa è la domanda che si dovrebbe porre chiunque abbia un minimo di curiosità intellettuale. Un dottorando ha lasciato l’università di Cambridge di recente perché un professore di colore ha ripetuto la ‘n-word’ (la parola ‘negro’, ndr) durante una discussione in aula. Ho avuto la vana speranza che l’università potesse sostenere il professore perché stava leggendo da un testo, quindi quelle non erano le sue parole. Questa sarebbe stata la posizione logica da assumere. Invece, stiamo assistendo a una capitolazione alle accuse degli studenti. È stato rivelato che l’università fornirà dei giovani assistenti ai professori per insegnargli i pericoli del razzismo istituzionale. Come abbiamo fatto a raggiungere una situazione in cui gli studenti dettano le regole mentre gli accademici vengono trattati come bambini? L’assunzione è che se sei bianco e di mezza età hai delle tendenze razziste istintive che vanno espunte perché tu diventi un intellettualmente puro che può entrare in un’aula universitaria.
L’assunzione è che tu abbia un pregiudizio anche prima di aprire bocca. La cosa triste è che gli studenti hanno l’impressione che i cavilli semantici siano più importanti dello studio accademico. Il docente Noah Carl, licenziato di recente, ha scoperto suo malgrado che non si può svolgere una ricerca intellettuale solo perché interessa a te o perché può mettere in discussione delle norme sociali: devi prima assicurati che il tuo lavoro sia conforme alle leggi morali. Non è la prima volta che Cambridge viene sottoposta a questa forma di censura – Enrico VIII bandì lo studio della filosofia nel 1536 e selezionò i libri per gli studenti. La differenza è che oggi la libertà intellettuale non viene messa in discussione dallo stato ma da alcuni accademici che sposano queste teorie oppure temono le ripercussioni del corpo studentesco. […] Il messaggio che arriva da Cambridge è chiaro: se date valore al pensiero libero e indipendente, allora non andate all’università e non lavorate per essa”.
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