L'Ue consegna i Balcani alla Cina
I paesi delusi da Bruxelles guardano verso Pechino. L'analisi di Politico
La scelta dell’Unione europea di rinviare il processo di ingresso di Albania e Macedonia del Nord arriva con un pessimo tempismo”, scrive lo studioso Jacob Mardell su Politico: “Le promesse di Bruxelles ai Balcani sono incerte, e così la ‘Belt and Road Initiative’ della Cina offre un’alternativa attraente ai paesi che hanno perso la speranza a forza di aspettare di entrare nell’Ue. La Cina un tempo era sinonimo di vestiti economici e plastica colorata. Oggi in Montenegro è meglio conosciuta per le gru torreggianti e per i colossali piloni di cemento, che andranno a costruire un ponte lungo un chilometro e alto duecento metri sul fiume Moraca. Il progetto è condotto dalla China Road and Bridge Corporation (CRBC), grazie a un prestito della Exim Bank cinese. Questo è il Belt and Road: la potenza ingegneristica cinese mischiata ai prestiti vantaggiosi di Pechino”. La Cina non ha alcun legame storico con i Balcani, a differenza dell’Ue che ha promesso tanto ma ha prodotto pochi risultati. I cittadini del Montenegro sono generalmente filoeuropei, e oggi sono infastiditi più dai loro politici che non da Bruxelles. Sono arrabbiati perché tutto è rimasto uguale e le promesse sull’integrazione europea non sono state mantenute. “Un ministro della Bosnia ed Erzegovina con cui ho parlato – racconta Mardell – si è lasciato andare. ‘La gente è stanca di sperare e sperare senza vedere alcun risultato, alcun investimento e alcun posto di lavoro. Il futuro è ignoto ma l’Ue non è più popolare come lo era un tempo’. Non importa di chi sia la colpa. Un tempo nei Balcani c’era grande speranza, oggi c’è delusione e scoramento. La Cina si è inserita nel vuoto lasciato dall’Unione europea, e non fa richieste politiche in cambio del proprio sostegno. In patria e all’estero, Pechino dà precedenza allo sviluppo economico sulla tutela dei diritti”.
Mardell racconta che uno degli accademici organizzatori della conferenza sulla Belt and Road Initiative all’Università di Belgrado gli ha confidato che “tra la Russia e l’Europa, vedo la Cina come una terza via”.
Pechino non può essere un’alternativa credibile all’integrazione europea – non si avvicina lontanamente al livello di commercio e di investimenti nell’Ue – ma la sua presenza nelle regione è un elemento di novità, che dà speranza alla popolazione locale. Pechino sfrutta il vuoto lasciato dall’Ue tra le promesse e la realtà. L’accordo raggiunto dalla Macedonia del Nord con la Grecia per cambiare il proprio nome ha risolto una vecchia disputa, ma non è stato accolto bene dai cittadini. Il governo ha compiuto un atto di autolesionismo pur di entrare nell’Ue, ma gli è stato detto di aspettare perché il Bundestag ha un calendario estivo pieno di impegni. “Se l’Ue teme l’influenza della Cina nei Balcani, come fanno pensare i commenti del commissario europeo all’Allargamento, Johannes Hahn, allora l’Europa deve aumentare i propri sforzi nella regione. Purtroppo, pare che stia facendo esattamente l’opposto”.
Il Foglio internazionale