Il modello di Boris Johnson si chiama Bismark
Per il Financial Times le strategie dello statista prussiano ci aiutano a capire la Brexit
“È risaputo che Boris Johnson è un ammiratore di Winston Churchill, di cui ha scritto una biografia”, scrive Frederick Studemann sul Financial Times: “Molte persone pensano – temono? – che Johnson stia cercando di imitare il suo illustre predecessore, riadattando la sua resistenza oltranzista dalle spiagge della Normandia alle sabbie mobili della Brexit. Altri guardano oltre la Manica e vedono in Charles de Gaulle il modello a cui si ispira Johnson, che ha inaugurato il suo mandato da premier quest’estate con un patriottismo tambureggiante e una serie di grandi progetti ambiziosi. Mentre seguiamo gli ultimi sconvolgimenti politici a Westminster – regole e convenzioni annullate ogni ora; il Parlamento sotto attacco dall’esecutivo; la monarchia strumentalizzata – forse dovremmo confrontarci con un’altra pagina dei libri di storia che offre un modello per comprendere l’attuale leadership britannica: Otto Von Bismarck. All’apparenza il ‘Cancelliere di ferro’ – un prussiano oltranzista che, attraverso i cannoni e i cavilli, ha unificato la Germania e ridefinito l’Europa – non sembrerebbe un’ovvia ispirazione per un governo impegnato a riconquistare la sovranità districandosi da una serie di pedanti trattati internazionali. Tuttavia, Bismarck sembra aver catturato l’attenzione di Dominic Cummings, il consigliere numero uno di Johnson, che cita di frequente lo statista prussiano sul suo blog. Bismarck ‘sapeva che gli eventi imprevisti potevano fare saltare i suoi calcoli – scrive Cummings – Era sempre pronto ad abbandonare le sue idee se lo reputava conveniente. Era interessato a vincere, non a essere coerente’.
Bismarck era dotato di grande flessibilità e avevi pochi vincoli, tra cui la lealtà alla dinastia degli Hohenzollern e al conservatorismo prussiano di stampo protestante. Altrimenti era disposto a cambiare, a sciogliere alleanze e amicizie a secondo delle necessità – e a rompere le regole. Se la procedura in Parlamento si rivelava troppo lunga, lui la oltrepassava (suona familiare?). Se la sinistra doveva essere pacificata, allora venivano introdotte le tutele sociali.
Bismarck aveva una vocazione per i gesti teatrali, e non aveva problemi a fare una scenata. A lui piaceva l’instabilità e per quanto potesse apparire senza scrupoli, e a volte perfino crudele, era anche irascibile e spesso vittima di attacchi di isterici o ipocondriaci. Osannato dalla destra nazionalista e osteggiato dalla sinistra, l’eredità di Bismarck è stato oggetto di una disputa continua fin dalla sua morte nel 1898. Il vecchio cancelliere vive anche in una forma più prosaica. Le aringhe sott’olio, l’acqua frizzante sono solo alcuni dei prodotti che prendono il suo nome nella speranza di massimizzare le vendite.
Cummings conclude sul suo blog che Bismarck era un ‘mostro’ ma la sua ammirazione per le abilità e le tattiche del cancelliere è chiara. Potremmo imparare quanto siano applicabili al giorno d’oggi”.
Il Foglio internazionale