Nell'epoca della sfiducia gli americani hanno smesso di credere nei tre valori tradizionali
Cambiati in vent’anni i giudizi. I giovani liberal e la working class adesso sono accomunati da un disprezzo profondo verso le istituzioni
Nel 1998 il Wall Street Journal e Nbc News hanno chiesto a molti giovani americani di elencare i valori che consideravano più importanti”, scrive Derek Thompson sull’Atlantic. “L’etica del lavoro era al primo posto, seguita dal patriottismo, la religione e il desidero di avere un figlio. Ventuno anni dopo, gli stessi sondaggisti hanno fatto le stesse domande a un gruppo di persone dai 18 ai 38 anni – i millennial e i membri della generazione Z. I risultati pubblicati la settimana scorsa dal Wall Street Journal indicano un grande cambiamento nei valori dei giovani adulti. Il numero di intervistati che desidera avere figli è calato del 10 per cento mentre i giovani che danno priorità alla religione o al patriottismo sono diminuiti del 20 per cento. La famiglia, la fede religiosa e l’orgoglio nazionale – Dio, patria e famiglia – sono una sacra trinità del tradizionalismo americano. Il fatto che tutti e tre questi valori siano in declino ci dice qualcosa di importante sull’evoluzione dell’identità americana.
Secondo alcuni questo sondaggio è un segno dell’erosione della fede occidentale. I millennial sono quasi tre volte più propensi dei baby boomers a dichiararsi atei (il 16 per cento contro il 6). Se credi che i valori giudaico-cristiani siano una pietra miliare della società occidentale, questi fatti ti daranno fastidio. Una seconda interpretazione attribuisce al sondaggio un significato politico. Il disinteresse dei giovani per il patriottismo, la famiglia e Dio è il segno di un disprezzo più ampio per il conservatorismo tradizionale. I ragazzi di oggi, e anche il presidente in carica, ripudiano i princìpi cardine del reaganismo, ovvero i valori familiari tradizionali, la potenza militare e il ruolo minimo dello stato. I giovani di oggi sono molto di sinistra non solo in confronto agli americani più anziani ma anche in confronto ai loro coetanei delle generazioni precedenti. Ma sembra che stia avvenendo qualcosa di più grande. I millennial e la generazione Z non sono solo meno propensi a essere protestanti e patrioti, sono anche meno inclini a identificarsi come democratici o repubblicani. Si sentono più a loro agio a non essere affiliati. Quindi è meno probabile che si identifichino come ‘ambientalisti’, che siano fedeli a un certo marchio e che abbiano fiducia nelle autorità, nelle compagnie o nelle istituzioni.
Questo scetticismo verso le istituzioni e le autorità, specialmente quelle dominate dalla upper class, è ragionevole, persino razionale considerando che le speranze economiche dei giovani sono state ridimensionate dalla grande recessione. La loro ansia e la loro rabbia deriva da un’analisi realista delle proprie condizioni economiche. I giovani di oggi commettono meno crimini delle generazioni precedenti e frequentano i college a un tasso molto più alto rispetto al passato. I millennial hanno fatto tutto bene, e la loro ricompensa è questa: meno proprietà più debito e un’epoca di catastrofe esistenziale”. Ma questo scetticismo americano non è confinato ai giovani laureati che non trovano un lavoro. Uno studio pubblicato pochi mesi fa analizza lo stato d’animo di alcuni membri della working class urbana, che all’apparenza dovrebbero essere distanti anni luce dai giovani decisamente più liberal della generazione Z. Tuttavia, entrambe le categorie nutrono la stessa sfiducia nei confronti delle istituzioni americane.
Anche la working class bianca si sta allontanando dalla religione, e questo processo va avanti dagli anni Settanta. I cittadini continuano ad avere una profonda fede religiosa che tuttavia non viene manifestata attraverso le istituzioni tradizionali, come la chiesa. Molti fedeli hanno perso fiducia nei propri leader religiosi, ed esercitano la loro spiritualità in modi poco convenzionali: navigando su Internet, cercando alcuni documenti nelle librerie, mischiando elementi appartenenti a diverse tradizioni confessionali. I cittadini a basso reddito oggi tendono a essere più scettici verso la famiglia tradizionale e i ricercatori hanno rilevato un declino nel numero di matrimoni. I giovani liberal e i vecchi della working class sembrano affrontare gli stessi problemi legati alla salute mentale. L’ansia, la depressione e i tassi di suicido sono aumentati a livelli record. In quest’epoca di decadenza istituzionale gli americani di ogni età soffrono, e muoiono, a causa della solitudine. La working class vuole dare un significato alla propria esistenza, ma non ha gli strumenti sociali per riuscirci. Vogliono essere padri senza avere la famiglia nucleare. Vogliono la spiritualità senza la religione organizzata. Vogliono ricevere un beneficio psicologico dal proprio lavoro pur operando in un’economia che ha enormemente ridimensionato il loro potere. Vogliono lo stesso orgoglio e lo stesso senso di appartenenza che le persone hanno sempre voluto. Anche gli obiettivi dei millennial e della generazione Z sono molto tradizionali. Malgrado il loro scetticismo verso le istituzioni, i giovani sono più propensi della generazione precedente a dare priorità alla ‘comunità’ e alla ‘tolleranza per gli altri’.
Questa non è l’immagine di una generazione che ha perso la speranza ma piuttosto di un gruppo che vuole sviluppare solidarietà con altre vittime dell’ingiustizia economica e sociale. Tutti gli americani, sia i giovani che i vecchi, non hanno abbandonato la promessa della famiglia, della fede e dell’orgoglio nazionale ma hanno smesso di fidarsi delle istituzioni americane come strumento per ottenere tutto ciò. “E c’è una verità brutale: molti di loro non ce la faranno – conclude l’Atlantic – L’aumento dei tassi di ansia e dei suicidi è lo specchio di un disordine nazionale. Ma eventualmente questa fase storica può essere ricordata come un purgatorio, una via di mezzo tra due epoche: una segnata da tradizioni forti ma vulnerabili che hanno fallito, e poi qualcos’altro, a metà tra il disfacimento e la nascita di qualcosa di nuovo”. (Traduzione di Gregorio Sorgi)
*Questo articolo è stato pubblicato sull'Atlantic il 5 settembre
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