La storia, i regimi e l'amnesia dei social
Mentre la Cecoslovacchia di Kundera si liberava del comunismo, in occidente sognavamo il villaggio globale. È finita che il nostro sogno assomiglia all’incubo descritto da Kundera. La nuova macchina dell'oblio
“Milan Kundera ha compiuto novant’anni il primo aprile 2019 e il suo tema prediletto – il potere di dimenticare, o l’amnesia storica – non potrebbe essere più pertinente. Il grande argomento di Kundera emerse dall’esperienza, vissuta in prima persona, dell’annessione del suo paese natio, la Cecoslovacchia, all’Unione Sovietica nel 1948 e il processo di revisionismo storico imposto dal regime comunista al popolo ceco”, scrive Ewan Morrison su Quillette. “Per eliminare le persone, bisogna prima eliminare i libri e la cultura del loro popolo. Così da imporre nuovi libri e una nuova cultura, diceva Milan Kundera. Negli anni Novanta il mondo sembrava affacciarsi ad un periodo prosperoso e di pace. Le grandi potenze mondiali sembravano aver fatto tesoro degli insegnamenti di un secolo di guerre. Era il periodo in cui si immaginava che la Silicon Valley avrebbe trasformato il pianeta in un unico villaggio globale, formato da una biblioteca infinita dove sarebbe stato rinchiuso tutto lo scibile assieme alla lunga storia dell’uomo. Invece oggi viviamo in un mondo che è l’esatto opposto di quello che ci saremmo aspettati: il villaggio è vittima di guerre tribali e la biblioteca è stata invasa da teorie cospirazioniste. Internet è diventato il luogo dell’oblio, non del ricordo. Si è riaperta quell’area di amnesia che Milan Kundera ha raccontato per tutta la vita, denunciando nei suoi libri la quotidianità del socialismo reale.
I novant’anni di Kundera
Dopo la fine dell’Urss, tutto il mondo venne a conoscenza dei disastri compiuti dai regimi comunisti. Le violazioni dei diritti umani, le fosse comuni, le carestie di massa, il debito e la corruzione. Negli anni Novanta vennero rivelati i dati segreti di Stalin sulla carestia in Ucraina (1923–33), più tardi il mondo fu sconvolto dalla vastità dei genocidi di Mao. Alla fine del XX secolo tutti gli abitanti del mondo, dai paesi occidentali a quelli dell’ex blocco sovietico, pensavano che il comunismo fosse stato un errore. Vent’anni dopo sembra che il fallimento del socialismo reale si sia trasformato in un ricordo andato perduto.
Molti giornali, a partire dal Wall Street Journal scrivono che il comunismo piace alle nuove generazioni, mentre su Twitter le persone si danno nomi che alludono al socialismo, come “trans-communist” o “eco-communist”. Un sondaggio inglese del 2015 mostrava che pochissime persone – un decimo di chi è a conoscenza della figura di Mao – pensano che Mao sia responsabile di crimini contro l’umanità. Eppure il regime di Mao è responsabile della morte di milioni di persone (tra i 30 e i 70 milioni).
I genocidi di Mao sono poco conosciuti perché hanno una storia complessa. Le informazioni su internet tendono a ridursi in narrativa semplificata, di rapida lettura. Se così non è, le persone tendono a glissare certe storie, per soffermarsi su altre di più facile comprensione. L’ambiguità sul numero di morti causate da Mao ha probabilmente portato molti utenti a rinunciare di approfondire l’argomento. L’apatia causata dallo scontro tra fonti diverse, come nel caso cinese – i comunisti dicono 30, gli anti comunisti dicono 70 milioni di morti –, può essere manipolata per fini politici. “Ciò è palese nel modo in cui i neo comunisti portano avanti le loro battaglie. Loro non prendono per veri i dati che riguardano il numero di morti del XX secolo connesse con la loro ideologia. Piuttosto sostengono che ci sono diverse fonti in conflitto e accusano chiunque affermi che un dato sia definitivo di avere un interesse personale nell’affermarlo. Ne consegue che nessun dato è affidabile. E così cancellano 30-70 milioni di morti dalla storia”, scrive Morrison. A favorire questo metodo accusatorio è il fatto che i dati sui genocidi comunisti sono spesso stati cancellati dai registri statali.
Si prenda ad esempio il più grande genocidio della storia umana, la grande carestia cinese (1958-1962). Il governo comunista cinese non ha mai riconosciuto ufficialmente questo genocidio. Per quarant’anni questa vicenda è stata nascosta. Non esistono monumenti per ricordare la grande carestia, a parte uno fatto a mano con mattoni e piastrelle, situato nel campo di un contadino cinese. Fino a quando i dati reali sulle morti in Cina non saranno accettati multilateralmente, fino a quando non saranno stampati sui libri di scuola, i neo comunisti potranno sempre controbattere contro altri dati partigiani. “Se al giorno d’oggi si vuole svuotare di significato dei dati, non cancellarli, ma carica su internet dei dati sullo stesso argomento provenienti da altre fonti e dai il via a una guerra di opinione. L’amnesia storica oggi passa dal sovraccarico di informazioni. Quando perdiamo non solo i dati, ma anche i documenti di chi ha parlato e agito nella storia, coperti dal rumore di affermazioni contrarie, allora siamo nei guai. Ciò è accaduto anche nelle accuse rivolte a Milan Kundera, negli ultimi dieci anni, di essere un informatore comunista, di essere un agente segreto. La sua intera produzione letteraria è stata accusata di essere il risultato di un tradimento di un collega ceco, consegnato ai sovietici.
La confusione e la diffusione di storie attorno alla figura di Kundera ci porta verso la rimozione dell’autore stesso, per via dell’apatia. La sua reputazione è già stata messa a repentaglio. Non sapremo mai se ciò che ha detto in sua difesa sia vero. L’apatia agisce, così non possiamo fidarci di nient’altro sia mai stato detto o scritto, sia che stiamo parlando delle sue invettive contro il comunismo, sia che stiamo parlando delle sue teorie sull’amnesia storica come strumento di propaganda. Tutto ciò potrebbe essere dimenticato”, scrive Morrison.
Al giorno d’oggi per mettere in difficoltà un nemico non devi provare nulla contro di lui. Puoi semplicemente usare internet per diffondere dati ambigui e contraddittori con lo scopo di minare la sua credibilità e quindi mettere in moto la macchina dell’apatia, che lo eliminerà dalle pagine della storia. “Se la battaglia di un uomo è la battaglia della memoria contro l’oblio, come ha detto Kundera, nella cacofonia di internet troviamo una vasta macchina dell’oblio. Uno strumento che sta costruendo una nuova società sulle superficiali e mutevoli sabbie dell’amnesia storica”, conclude Morrison.
(Traduzione di Samuele Maccolini)
Il Foglio internazionale