L'occidente e l'idea di civiltà
Abbiamo raggiunto i più grandi risultati che la civiltà possa offrire: Roger Scruton dice che i giovani dovrebbero emulare i successi di chi li ha preceduti. E Benedict Beckeld spiega il significato di un termine coniato dal filosofo inglese
“La parola ‘occidentale’ è un termine usato impropriamente da molte persone, in particolare da quelle che non hanno la più pallida idea di cosa significhi questa parola, dal punto di vista storico, metafisico o poetico”, ha detto Roger Scruton davanti alla platea dell’Intercollegiate Studies Institute dopo essere stato premiato come Defender of Western Civilization al quattordicesimo Gala for Western Civilization. Roger Scruton è un filosofo e scrittore, membro dell’Ethics and Public Policy Center di Washington e professore all’Università di Buckingham. Attraverso i suoi libri indaga la cultura occidentale, per comprenderne la complessità e difenderne i traguardi.
È difficile descrivere la civiltà occidentale, perché non è un monolite statico e confinato geograficamente: è costantemente in espansione e include sempre nuovi concetti. Non solo l’occidente ha costruito economie stabili e stili di vita equilibrati, ma anche arte, religioni, leggi e governi efficienti. Tutte cose che ci permettono di dire che viviamo in una società che ha pochi eguali nella storia.
Un’idea di civiltà
Che cos’è una civiltà? È certamente una forma di connessione tra le persone. Non riguarda solo il modo in cui le persone comprendono le loro lingue e i loro comportamenti, ma anche il modo in cui si osservano faccia a faccia, nella vita di tutti i giorni. La civiltà si esprime sul luogo di lavoro, così come nella vita comunitaria. È un processo che si esprime nelle forme più consone all’uomo, dalla letteratura alla poesia, dall’architettura alla musica. L’uomo cambia il mondo per vivere a suo agio in esso. Ed è proprio questa la caratteristica distintiva della civiltà occidentale, una civiltà globale che mette le persone a loro agio, e diffonde la pace.
Mentalità chiusa
Difendendo la società occidentale Scruton ha sempre ricevuto molte critiche. Al giorno d’oggi elogiare l’occidente viene visto come una forma di bigottismo. Ma in realtà è proprio chi critica ad avere una mentalità chiusa: come è possibile non accorgersi di quanto sia variegata e ricca la nostra società? Fin da piccoli abbiamo appreso le storie dell’Antico Testamento, grazie alle quali abbiamo conosciuto la vita delle comunità tribali e le sfide del deserto. Poi abbiamo studiato l’epica greca e romana, abbiamo imparato a leggere lingue antiche, lingue morte che ci permettono di vedere la realtà sotto una luce diversa. Siamo stati anche influenzati dalla letteratura medievale, che in parte riprende la cultura araba. Più si approfondisce, più si corre all’indietro verso le radici dell’occidente, più ci si convince che la nostra civiltà è universale. La società occidentale è aperta all’innovazione e alla pluralità: lo è sempre stata e lo è anche oggi. Questa grande verità, purtroppo, viene ignorata da chi critica l’occidente.
Bigotto a chi?
“Qualsiasi cosa facciamo dobbiamo affrontare l’accusa che la nostra civiltà sia chiusa, dogmatica, bigotta ed esclusiva. Non è così. Proviamo a fare dei paragoni. Mettiamo l’occidente a confronto con i cinesi. Siamo più chiusi mentalmente, più esclusivi e bigotti di chi è influenzato dal confucianesimo? Direi di no. Come molti altri, sono cresciuto con il fascino della civiltà cinese. Ho letto le odi confuciane nella traduzione di Ezra Pound. Tutti noi ci siamo innamorati di ‘Das Lied von der Erde’ di Mahler, uno dei più grandi arrangiamenti di poesia cinese nella storia della musica, sicuramente più grande di qualsiasi cosa avessi ascoltato nella musica cinese. Ed eccoci. Questo è un commento bigotto”, ha detto Scruton. Ma a pensarci bene, non c’è nulla di bigotto in questa affermazione. È invece una prova dell’apertura mentale della nostra cultura, che un compositore come Mahler accompagnasse con una musica così piacevole dei bellissimi poemi. Poi, alla fine, giunge quel meraviglioso accordo che, come diceva Benjamin Britten, rimane stampato nell’aria.
È così strano che quelli come noi, che difendono l’occidente dai sui detrattori, debbano sempre difendersi nel tentativo di proteggersi da attacchi capziosi, dialogando con persone che rifuggono una conversazione basata sulla logica e su argomentazioni razionali. Chiunque si fermi ad analizzare profondamente la civiltà occidentale, si accorgerà che essa stessa è la definizione di civiltà tout court: l’occidente ha raggiunto tutti i più grandi risultati che la civiltà possa offrire, e i giovani dovrebbero ammirare questi traguardi ed emulare i successi di chi li ha preceduti.
Purtroppo le nuove generazioni sono deviate da studiosi e accademici militanti che attaccano l’occidente senza conoscere a fondo il proprio nemico. Loro ritengono di essere sempre dalla parte giusta e scandagliano la società per scovare chi non la pensa come loro. Queste persone si sentono escluse dall’ordine delle cose, ma allo stesso tempo ritengono di avere il diritto di combattere il sistema per mettersi alla guida di esso. Una volta raggiunte le posizioni apicali della società, possono ripulire il sistema da quelle che, per loro, sono ideologie vecchie e corrotte. “L’invasione dell’attivismo politico nelle università, negli studi umanistici e in tutti gli ambiti attraverso cui viene trasmessa la civiltà, è uno dei grandi disastri della nostra epoca”, ha detto Scruton. Quello che dobbiamo fare è smettere di dare ascolto a queste persone. Non dobbiamo lasciarci influenzare dalle loro lettere di denuncia, dai loro tentativi di influenzare l’opinione pubblica. Solo se rispondiamo alle loro prese di posizione, loro avranno successo. Meglio restare nell’ombra e ridere di ciò che affermano questi accademici.
Il tempo del coraggio
E’ giunta l’ora di prendere coraggio e spiegare alle nuove generazioni che l’attivismo politico nelle università è una minaccia. Dobbiamo dire ai giovani: “Dalla vostra parte avete secoli di civiltà che hanno formato un pensiero che vi permette di analizzare in modo critico la società. L’attivismo invece esclude molti punti di vista, non accetta chi la pensa diversamente. E questo modo di pensare non può certo aiutarvi ad affrontare ciò che la vita vi metterà davanti. Ciò di cui avete bisogno è affrontare delle discussioni, imparare a dialogare. La civiltà è fatta di questo: provate a studiare l’umanità in tutta la sua complessità. E quando i professori tenteranno di radicalizzare e politicizzare gli insegnamenti, non vi lascerete ingannare dai loro mendaci ragionamenti. Riderete delle loro prediche. Nella nostra civiltà è permesso ridere di ciò che dicono le persone. Dopotutto l’ironia è uno dei grandi successi della nostra civiltà. E spetta a voi metterla in pratica”.
In conclusione: “Dobbiamo sempre tenere a mente che non stiamo parlando di una civiltà chiusa mentalmente, bensì di un occidente aperto, generoso e creativo. E proprio questa è la peculiarità, non il difetto, di noi occidentali”.
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