Ferguson ha ascoltato Zuckerberg e spiega perché Trump potrebbe essere rieletto
Facebook sarà il fattore decisivo nelle elezioni presidenziali del 2020. E i repubblicani hanno un grande vantaggio sui democratici
Questo articolo è stato tradotto sulla pagina de "Un Foglio internazionale", un inserto curato da Giulio Meotti.
"La scorsa settimana è successa una cosa inusuale", scrive Niall Ferguson sul Sunday Times: “Mark Zuckerberg ha fatto un discorso con il quale sono d’accordo. I lettori abituali sapranno che ho criticato di frequente l’amministratore delegato di Facebook. Il mio libro ‘The Square and the Tower’ contiene delle accuse pesanti contro la sua azienda – in particolare riguardo alla condotta tenuta nell’anno elettorale 2016. Tuttavia, la scorsa settimana il cofondatore di Facebook ha avuto una posizione sulla libertà di stampa che mi ha sorpreso in positivo. Innanzitutto, è stato accurato dal punto di vista storico. ‘Garantire il diritto di espressione a ogni cittadino’, ha sostenuto, ‘dà potere a chi non ne ha’ mentre ‘i regimi più repressivi hanno sempre ristretto la libertà di stampa’. Corretto. ‘Limitare la libertà di espressione… il più delle volte ha danneggiato i diritti delle minoranze che cerchiamo di proteggere’. Di nuovo corretto. Zuckerberg ha riconosciuto che Internet ha radicalmente trasformato la sfera pubblica. Non viviamo più nel vecchio mondo dei giornali, radio e televisione. ‘Il diritto di ogni persona a esprimersi su larga scala corrisponde a un nuovo tipo di forza nel mondo – è il Quinto stato che convive accanto alle altre strutture di potere nella società’. In caso vi siete dimenticati le categorie antecedenti alle rivoluzione francese, il Primo stato è – o era – la chiesa, il secondo la nobiltà e il terzo la classe media. Il quarto, ovvero la stampa, è arrivato molto dopo. Compatitemi: provengo da ciò che è rimasto del Terzo stato, schiacciato tra il ricco ‘uno per cento’ e le masse populiste, e scrivo per il quarto, che sopravvive a mala pena per colpa della perdita di introiti pubblicitari causata da Facebook e Google. Non è un mistero che sono stato un critico di Zuckerberg.
Tuttavia, la parte più importante del suo discorso è stata una difesa accorata della libertà di pensiero. Facebook, ha detto il suo cofondatore, deve ‘continuare a difendere la libera espressione, riconoscendo che a volte può essere caotica, ma continuando a credere che il viaggio verso il progresso richiede il confronto con le idee a cui ci opponiamo’. Facebook continuerà a vietare la propaganda terrorista, la pornografia infantile, l’istigazione alla violenza, la disinformazione ‘che può portare a danni fisici’ e i messaggi politici da parte di stranieri mascherati da americani. In tutti gli altri casi, il social sarà dalla parte della libera espressione. E’ rassicurante sentire questa affermazione sulla libertà di stampa in un momento in cui il governo cinese sta dimostrando ancora una volta il legame tra l’autoritarismo e la censura. E’ stato facile criticare la National Basketball Association per avere ripudiato l’allenatore degli Houston Rockets, che aveva pubblicamente sostenuto i manifestanti di Hong Kong. Questo è il prezzo da pagare quando si fanno affari con i cinesi. La scorsa settimana ho ricevuto la traduzione cinese di ‘The Square and the Tower’. Ampi stralci del libro riguardanti le reti sociali e politiche cinesi sono stati rimossi. Devi obbedire alle regole del Partito comunista oppure esci dal mercato. Come ha detto Zuckerberg in un’intervista la scorsa settimana, al momento c’è un divario in rete ‘tra le compagnie e le piattaforme americane che rispettano i valori della libertà di espressione’ e i loro rivali cinesi, disposti a censurare tutto ciò che gli viene segnalato dal governo di Pechino. Di nuovo corretto.
Per capire quanto sei legato alla libertà di espressione basta osservare la misura in cui sei disposto a tollerare non solo le opinioni con le quali non sei d’accordo – hate speech – ma anche quelle mendaci, ovvero il fake speech. Lo scorso mese Facebook ha annunciato che non avrebbe più moderato i discorsi dei politici e non avrebbe più svolto fact-checking sui loro spot elettorali. La nuova strategia è stata testata quando Donald Trump ha pubblicato un video in cui accusa l’ex vicepresidente Joe Biden di una condotta illegale in Ucraina. Quando la campagna di Biden ha chiesto a Facebook di rimuovere il contenuto, l’azienda si è rifiutata. Elizabeth Warren, una delle rivali di Biden nelle primarie democratiche, ha risposto creando uno spot falso in cui sostiene che Zuckerberg e Facebook hanno dato il proprio sostegno a Trump. Ha promesso di frammentare l’azienda se dovesse diventare presidente. Anche la Warren, così come i suoi omologhi europei, non sembra comprendere che chiedere a Facebook di decidere quali contenuti possano essere pubblicati e quali no, aumenta il potere all’azienda più di quanto essa stessa vorrebbe. Tuttavia, il cambio di posizione di Facebook sulla libertà di espressione comporta un costo che non dovremmo ignorare.Nel mio ultimo editoriale ho notato che la Warren ha delle serie possibilità di diventare la nuova presidente. Ma adesso sostengo che, se prendi in considerazione i social media, probabilmente perderà contro Trump. E lo stesso discorso vale per chiunque vincerà le primarie dei democratici. La ragione è che la campagna digitale di Trump curata da Brad Parscale è molto avanti rispetto agli avversari e ha investito maggiori risorse in questo campo. Nel mio libro ho sostenuto che Facebook – non la Russia – è stato il fattore cruciale nelle elezioni del 2016. La campagna di Hillary Clinton ha speso 28 milioni di dollari da giugno a settembre 2016 e ha sperimentato 66 mila spot elettorali. Lo staff di Trump ha investito quasi il doppio (44 milioni di dollari) e ha testato 5.9 milioni di spot. Facebook e Google saranno ancora più importanti l’anno prossimo e i democratici non lo hanno ancora capito. Zuckerberg ha ragione: il suo mestiere non è quello di intermediare tra Parscale e gli utenti di Facebook. Ma dobbiamo riconoscere cosa comporta questo ragionamento: la probabile rielezione di Trump. Il Quinto stato ha dato potere ai senza potere. Ma non solo a loro”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)