Il populismo di Corbyn ha perso. I democratici americani prendano nota
La coalizione borghese-proletaria del Labour si è spezzata e la working class ha votato per i Tory. Un modello che secondo l’Atlantic è destinato a perdere
“Sulla carta, c’erano tutte le condizioni per una vittoria del Partito laburista”, scrive Yascha Mounk a proposito delle elezioni britanniche del 12 dicembre: “I Tory sono stati al potere per gli ultimi nove anni. Johnson è un leader controverso e i suoi indici di gradimento non sono ottimi. Nonostante abbia promesso di fare uscire la Gran Bretagna dall’Unione europea entro il 31 ottobre, alienando la metà del paese che vuole rimanere, non è riuscito nel suo obiettivo, deludendo l’altra metà del paese che ha votato Leave. Ma quando è arrivato il giorno delle elezioni il Labour ha ottenuto il peggiore risultato dal 1935. Ha perso molti collegi della working class che aveva detenuto per generazioni, e ha ceduto ai conservatori gran parte delle roccaforti del nord dell’Inghilterra. Il Labour si è ridotto in questo stato pietoso per due ragioni. Una trasformazione strutturale sta rendendo insostenibile la coalizione elettorale che in passato ha portato il centro sinistra al potere. E la risposta di Corbyn a questo cambiamento strutturale si è dimostrata dannosa.
Negli anni in cui il Labour vinceva le elezioni, era in grado di tenere insieme un’ampia coalizione sociale. Era il partito naturale della class operaia e godeva di un grande sostegno tra i ceti meno abbienti e istruiti. Allo stesso tempo, veniva votato da una buona parte della classe media e attraeva gli studenti universitari, i professori e gli impiegati statali. Questi due lati della coalizione borghese-proletaria hanno molti interessi economici in comune malgrado delle diverse attitudini culturali. Entrambi vogliono avere stipendi alti e sindacati forti. E sia gli uni sia gli altri hanno fatto affidamento sullo stato sociale per fare andare a scuola i loro figli, per farsi curare da bravi medici e per avere la certezza di avere una pensione dignitosa. Finché la politica elettorale era incentrata su questioni economiche, i leader del Partito laburista potevano tenere insieme questa grande coalizione. Molte delle politiche del Labour, come una generosa spesa sociale, erano attraenti per entrambi.
Ma negli ultimi decenni l’attenzione degli elettori si è allontanata dai temi economici e si è avvicinata alle questioni culturali come l’immigrazione e, ovviamente, la Brexit. La classe media metropolitana ha degli atteggiamenti progressisti sull’immigrazione ed è contraria alla Brexit mentre gli elettori della working class tendono a essere critici sull’immigrazione e a favore dell’uscita dall’Ue. Molti dei collegi a basso reddito che hanno eletto per la prima volta in decenni un deputato conservatore avevano sostenuto il Leave nel referendum del 2016. Quindi oggi il Labour viene spinto in due direzioni opposte. Molti degli elettori borghesi credono che il Partito laburista non sia abbastanza liberal sui temi culturali e quindi sono tentati a votare per le alternative progressiste come i Verdi. Nel frattempo, molti elettori della working class credono che il Labour vede con disprezzo i loro valori culturali e dunque guardano con interesse ai Tory o alle alternative più estremiste come il Brexit Party. La cultura è diventata il conflitto più importante nella politica occidentale e questo spiega la morte lenta dei partiti socialdemocratici. In Germania e Francia, e dall’Italia alla Svezia, i partiti di centro sinistra non sono riusciti a trovare un messaggio in grado di riunire la vecchia coalizione tra borghesi e proletari.
Corbyn pensava di avere trovato la ricetta per ribaltare il declino della socialdemocrazia: spostarsi verso l’estrema sinistra. Il suo programma economico è considerato tra i più radicali delle ultime generazioni. E come hanno puntualizzato i sostenitori del Labour alcune delle loro proposte sono apprezzate dall’opinione pubblica. Ma a giudicare dai risultati delle urne molti elettori a basso reddito non sono stati persuasi dalla retorica di Corbyn sui mali del capitalismo e le meraviglie del socialismo. Stando ai dati la seconda ragione principale per cui i cittadini temevano un eventuale governo laburista è che avrebbe ‘speso troppi soldi e aumentato il debito pubblico’. La prima ragione per cui non hanno votato il Labour? ‘Perché Jeremy Corbyn sarebbe diventato primo ministro’. Questo è un risultato delle posizioni culturali assunte dal leader del Labour e del suo programma economico. Durante la sua lunga carriera, Corbyn ha sempre descritto la Gran Bretagna come un paese diviso da ingiustizie profonde pur esprimendo la sua solidarietà verso movimenti violenti ed estremisti come il regime iraniano e l’Irish Republican Army. Ha sempre trovato il tempo di esprimere la sua simpatia verso dittatori come Hugo Chávez, ma non è stato in grado di combattere l’antisemitismo nel suo partito o di convincere gli elettori che avrebbe preso delle azioni concrete per punire criminali e terroristi. Dopo l’attacco recente a Londra, ha identificato il colpevole nella… politica estera britannica. Negli ultimi anni alcuni dei più importanti politici e commentatori progressisti negli Stati Uniti hanno identificato Corbyn come il modello da seguire ma il risultato delle elezioni dovrebbe neutralizzare queste idee. Alla fine la sua visione di estrema sinistra è stata sconfitta dalla furbizia populista di Johnson, che ha unito la promessa di una rivoluzione culturale in Gran Bretagna a un programma economico moderato incentrato su maggiori investimenti nelle scuole e nelle forze dell’ordine. I democratici americani devono prendere nota. Fronteggiando un avversario molto meno furbo di Boris Johnson, possono vincere attraverso una visione progressista per l’America in grado di unire il paese. Ma se si collocano al di fuori del pensiero dominante negli Stati Uniti, seguiranno lo stesso triste destino del Labour di Jeremy Corbyn”.
Il Foglio internazionale