Morte dell'intellettuale di sinistra riformista
Quella radicale regna ormai egemonica nel campo delle idee
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“Sono qui per manifestare il nostro sostegno a tutti quelli che lottano, da tre settimane, contro la distruzione di una civiltà”: il 12 dicembre 1995, alla Gare de Lyon, il sociologo Pierre Bourdieu si rivolse ai ferrovieri che scioperavano (contro la riforma delle pensioni di Juppé, ndr) con un discorso che passò alla storia (…). Celebrato per l’opera collettiva che aveva diretto, “La Misère du monde”, pubblicata nel 1993 con 80 mila copie vendute, il guru del pensiero critico tornava a indossare i vecchi abiti, abbandonati nel guardaroba dai tempi della morte di Sartre, dell’intellettuale di sinistra sostenitore e portavoce della rivoluzione popolare” spiega Eugenie Bastié. “Bourdieu attaccava nel suo comizio il filosofo Paul Ricœur, che in un’intervista al Journal du dimanche, a proposito dei grandi scioperi, affermava: “Ciò che mi colpisce in questa crisi, è l’enorme distanza, il divario che esiste tra la comprensione razionale del mondo (…) e il desiderio profondo delle persone”.
Un discorso archetipico, secondo Bourdieu, del “pensiero reazionario” di un’élite che calpesta con la sua “sicurezza tecnocratica” le aspirazioni popolari. Gli scioperi del 1995 furono il momento di cristallizzazione di una guerra tra intellettuali di sinistra riformisti e radicali (…). In un intervento pubblicato sul Monde il 2 dicembre 1995, un centinaio di pensatori provenienti dai ranghi della seconda sinistra riformista, tra cui Pierre Rosanvallon, Alain Touraine, Michel Winock, Daniel Cohen o ancora Jacques Le Goff difesero il piano Juppé (…) Due settimane dopo, in un inserto pubblicitario acquistato sul Monde e intitolato “Appello degli intellettuali a sostegno degli scioperanti”, Bourdieu, Vidal-Naquet, Debray, Derrida, Boltanski e altri cento pensatori invitarono, invece, a continuare la protesta.
In “Notre histoire intellectuelle et politique 1962-2018”, lo storico Pierre Rosanvallon analizza questo momento come la formazione di una “sinistra di resistenza”. La salvaguardia dei diritti sociali acquisiti prende il sopravvento (…). Una generazione dopo, qual è la posizione degli intellettuali di sinistra sulla riforma delle pensioni proposta dal governo? In una lettera aperta pubblicata il 5 dicembre sul Monde, 180 di loro appoggiano gli scioperanti contro la riforma di Emmanuel Macron. E rievocano i loro predecessori del 1995. Su Russia Today, uno dei pensatori più influenti della sinistra radicale, Frédéric Lordon, afferma che “è un mondo” a essere “messo sotto accusa” dall’attuale movimento di piazza (…). Storditi dalla letargia degli anni di Hollande, ma risvegliati dalla crisi dei “gilet gialli” durante la quale sono stati singolarmente assenti, gli intellettuali di sinistra sembrano riscoprire l’arena politica. Ma sarebbe vano cercare fra loro quelli che difendono la necessità della riforma. Il grande rifiuto è l’opzione dominante. La sinistra radicale regna ormai in maniera egemonica nel campo delle idee”.
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