È in corso una rivoluzione antropologica bioetica, ma non è ammesso dibattito
Al posto di una sana discussione aristotelica vediamo un esercizio pedagogico costituito da prediche, scrive il Figaro (24/2)
Lo scorso 19 gennaio, diverse decine di migliaia di manifestanti si sono riunite a Parigi per esprimere la loro opposizione all’estensione della Pma (Procreazione medicalmente assistita, ndr) e della Gpa (utero in affitto, ndr)” scrive il filosofo canadese Mathieu Bock-Côté. “Nel trattamento mediatico, complessivamente, non c’è stata nessuna sorpresa: conservatori, reazionari, persone sfasate e dalle idee obsolete sfilavano contro le esigenze del progresso. Come si può non entusiasmarsi per la nostra epoca e per la visione dell’emancipazione che ci propone? E’ questa la domanda che si fanno gli incensatori della modernità avanzata, così felici di far cadere ciò che assimilano ai tabù ereditati da un mondo vetusto. Dinanzi a uomini e donne che si mobilitano per un’altra visione del mondo, oscillano tra la perplessità e l’odio. Possiamo immaginare che nel loro intimo i manifestanti siano ben consapevoli che non faranno arretrare il governo. Il macronismo è un progressismo ostinato. Ciò non toglie che hanno affollato le strade. Come analizzare, allora, la loro mobilitazione? Si è trattata di una semplice testimonianza? Piuttosto che un tentativo disperato per salvare l’onore, si può e si deve vedere in questa mobilitazione una protesta politica e filosofica contro l’idea secondo cui l’estensione della logica dei ‘diritti’ a tutti i campi dell’esistenza sarebbe la semplice espressione del ‘senso della storia’, e che sarebbe dunque insensato opporvi resistenza. Si potrebbe parlare di fondamentalismo della modernità, che tende ad abolire tutto ciò che non rientra nella sua dinamica. E’ la nostra idea della democrazia che si ritrova impoverita. Il dibatto pubblico non mette più in scena prospettive contraddittorie, che meritano di essere ascoltate, nella misura in cui traducono delle aspirazioni legittime dell’animo umano. Si trasforma invece il dibattito in un esercizio pedagogico costituito da prediche, dove quelli che sanno devono fare la lezione a quelli che non sanno ancora, e possono mostrarsi inflessibili verso coloro che si intestardiscono a non capire. Ogni dibattito ha così per funzione quella di ‘far progredire le mentalità’, affinché possa in seguito imporsi la ‘tappa successiva’ del progresso. Le riforme di società sono immediatamente convertite in conquiste dei diritti fondamentali che sarebbe scandaloso osar rimettere in discussione una volta approvate. L’incertezza non è ammessa: non è nient’altro che la traccia del vecchio mondo nel nuovo. Eppure Aristotele ce lo aveva insegnato: la prudenza è la virtù politica più importante. Essa manca terribilmente in un’epoca che si entusiasma per il suo movimento.
Non si sottolinea mai abbastanza l’incredibile rapidità dell’attuale rivoluzione antropologica – continua l’analisi di Bock-Côté. In meno di un decennio, evidenze che nessuno avrebbe mai osato contestare sono state trasformate in provocazioni reazionarie. Oggi, chi osa ricordare che il padre e la madre rappresentano delle categorie simboliche irrinunciabili e non possono in alcun modo essere cancellate giuridicamente o amministrativamente diventa rapidamente un sospettato ideologico. Bisogna ricordare che la nostra civiltà è quella che è convinta di abolire il maschile e il femminile in nome della fluidità identitaria e che pretende inoltre di farlo in nome della scienza. I peggiori deliri amano camuffarsi in teorie sofisticate. Probabilmente è perché sono consapevoli che diversi responsabili politici, a destra, si mostrano assai discreti in questa storia. Sanno che una posizione giudicata oggi moderatamente conservatrice sarà un domani assimilata alla destra più retrograda, e che dovranno, in un modo o nell’altro, rinnegare se stessi per conservato il proprio posto nello spazio pubblico. Così, si fanno discreti, nella speranza di non essere notati. Si accontentano del servizio minimo. Crescono in un ambiente fondamentalmente sfavorevole al conservatorismo. Che ci sia una sinistra ostile alle differenti operazioni di decostruzione antropologica, non cambia molto: presto o tardi, diventerà “infrequentabile”, come Sylviane Agacinski ha provato sulla sua pelle.
Torniamo allora ai manifestanti che, essenzialmente, chiedono che le questioni bioetiche siano reintegrate nella conversazione democratica. A prescindere da ciò che si pensa della loro battaglia, dal fatto di essere d’accordo con essa, di avere qualche critica da muovere o di voler far alcune precisazioni, essi fanno presente che, attraverso le riforme di società che si accumulano e si moltiplicano, è una nuova concezione dell’umanità ad imporsi. E ricordano anche che l’umanità non è totalmente malleabile e che la fantasia della sua fabbricazione in laboratorio, liberata definitivamente dal principio di filiazione, è una forma di hybris. Quantomeno, dovrebbe essere possibile affrontare queste questioni nella vita pubblica senza ridurre quest’ultima a un episodio dove si scontrano ammirevoli progressisti e odiosi reazionari. Al ‘senso della storia’ – conclude Bock-Côté – è importante rispondere con quello della controversia civile”.
La traduzione è di Mauro Zanon
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