Un foglio internazionale
Il populismo come guerra civile della classe media di provincia
È la forza più potente dietro Trump, la Brexit e l’ascesa della Lega. Ma perché le persone benestanti decidono di votare contro il sistema?
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
“Ecco un personaggio che viene menzionato raramente nel dibattito politico contemporaneo”, scrive Simon Kuper sul Financial Times: “Lui (generalmente si tratta di un uomo) vive in periferia o in un piccolo centro abitato. Non è nato tra i privilegi ma ha dovuto farsi strada da solo. Oggi ha una casa di proprietà e guadagna uno stipendio sopra la media. Diffida delle élite metropolitane con un accento snob e una vita facile ereditata dai genitori. In poche parole, è un anti elitista che appartiene alla classe media. Lo trovi ovunque nel mondo occidentale: in New Jersey e a Long Island, nel sud-est inglese, nell’hinterland lombardo e nelle periferie silenziose di Rotterdam. Il populista benestante è la forza più potente dietro Trump, la Brexit e l’ascesa della Lega. Tuttavia, questo personaggio viene ignorato dal dibattito sul populismo, che ruota attorno a un profilo molto diverso: l’ex operaio impoverito. Gli esperti da anni analizzano le ragioni per cui la povera Sunderland ha votato per la Brexit, ma raramente spiegano perché la ricca Bournemouth ha fatto la stessa scelta. Nella maggior parte dei paesi sviluppati, il populismo non è tanto una rivolta della working class quanto una guerra civile della classe media. Perché le persone benestanti decidono di votare contro il sistema?
Le statistiche rivelano il legame stretto tra la classe media e il populismo. Circa due terzi dei sostenitori di Trump nel 2016 percepivano uno stipendio sopra i 50 mila dollari all’anno (al tempo era il salario medio in America), secondo l’American National Election Study. Danny Dorling, professoressa di Geografia all’Università di Oxford, spiega che la maggior parte degli elettori del Leave abitavano nel sud dell’Inghilterra, e il 59 per cento apparteneva alla classe media.
Secondo Ipsos, circa due terzi dei sostenitori di Thierry Baudet, esponente dell’estrema destra olandese, sono mediamente o altamente istruiti. Immaginate uno di questi elettori: un piccolo imprenditore o un commercialista in Gran Bretagna, non a Londra, che guadagna 60 mila sterline all’anno. (Quanto segue può essere applicato anche ai loro omologhi stranieri). L’elettore tipo non gradisce le quote per le donne e le persone di colore, e nemmeno le tasse alte. Uno studio del NatCen Social Research sui risultati del referendum sulla Brexit rileva che gli ‘euroscettici benestanti’ sono stati il segmento dell’elettorato meno esposto ai problemi finanziari (anche meno dei ‘liberal della classe media’), e più contrario alle politiche di welfare. L’ascesa di quest’uomo è stata lenta. Non è mai stato invitato nella corsia preferenziale della vita: le università migliori, le aziende più grandi. Crede che la sua esclusione sia stata ingiusta – è avvenuta sulla base del suo accento, delle scuole che ha frequentato, dei vestiti che indossa e della sua scarsa dimestichezza con gli argomenti di conversazione alla moda. Ha capito molti anni fa che la cosiddetta meritocrazia è una truffa. I professori delle metropoli, i giornalisti e i burocrati con grandi studi alle spalle – gente che assomiglia a Hillary Clinton, Elizabeth Warren e Ed Miliband – gli sembrano pieni di merda. Dominic Cummings, il braccio destro di Boris Johnson, ha catturato questo sentimento quando ha evocato ‘i laureati di Oxbridge che discutono di Lacan nelle loro cene con i produttori televisivi... ” (anche se Cummings stesso ha studiato materie umanistiche a Oxbridge).
Quando il nostro uomo si è avvicinato a questi imbroglioni, loro lo hanno snobbato. Il veterano conservatore Ken Clarke che nel 2014 ha liquidato gli elettori dello Ukip come ‘dei personaggi anziani che hanno avuto vite deludenti’ è uno dei tanti esempi. Nel corso dei decenni, quest’uomo è stato vittima di soprusi da parte dei signori delle grandi città. Nel libro ‘How To Lose A Country’, la scrittrice turca Ece Temelkuran racconta di un imprenditore turco che le chiede: ‘E’ necessaria una tessera per entrare nelle discoteche di Istanbul?’. Questo era stato il presunto motivo per cui era stato respinto da un locale. Lei gli rivela che non esistono tessere. La classe snobbata a cui appartiene quest’uomo ha portato Recep Tayyip Erdogan al potere. ‘Anni dopo – scrive Temelkuran – questo imprenditore ha acquistato la discoteca il cui ingresso gli era stato negato e l’ha trasformata in un ‘ristorante di famiglia’, che in Turchia significa un locale conservatore in cui non si possono servire alcolici’. Anche il partito Diritto e Giustizia in Polonia ha sostituito giornalisti, burocrati, giudici, diplomatici e dirigenti di stato con gli uomini vicini alla propria struttura. L’Amministrazione Trump si comporta in modo simile.
La vendetta è uno dei punti chiave del populismo. Il 31 gennaio molti brexiteers hanno attaccato i traditori dell’élite anziché festeggiare l’uscita dall’Ue. La maggior parte dei giornalisti e accademici sottovalutano tutt’ora la classe media di provincia. L’immagine socialista-realista dell’operaio licenziato resta più convincente. Gli studiosi Anand Menon e Matt Bevington dello ‘Uk in a Changing Europe’ notano che l’enfasi politica sui ‘left behind’ ha condizionato la ricerca accademica. I politici populisti non parlano quasi mai dei loro elettori più fedeli. Trump si vanta del suo appeal tra i colletti blu, mentre Johnson si concentra su una piccola frazione degli elettori pro Leave, la classe operaia del nord. Bevington spiega che in Gran Bretagna ‘le persone ignorate (la class operaia del nord) ora non vengono più ignorate, mentre le persone che prima non venivano ignorate (la class media del sud) ora vengono ignorate. La classe media di provincia può consolarsi: sono stati loro a fare la rivoluzione’”.
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