I nemici di Xi Jinping
Il regime cinese mostra le prime crepe, scrive il New Statesman
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
“La crisi economica e sanitaria causata dal Covid-19 rappresenta la più grande sfida per il presidente cinese Xi Jinping”, scrive George Magnus sul New Statesman: “Molti si chiedono se le conseguenze della pandemia possono erodere il sostegno della classe media al Partito comunista e danneggiare il presidente stesso”.
Il sistema autoritario cinese comporta che Xi Jinping viene ritenuto personalmente responsabile di tutti i successi e gli insuccessi del paese. Le critiche dall’estero verso la leadership di Pechino sono in rapido aumento, ma l’opposizione interna è più intrigante perché è opaca e difficile da valutare. I social media cinesi si sono scatenati quando il medico di Wuhan Li Wenliang è morto per il coronavirus. Lui e alcuni colleghi avevano cercato di avvertire la popolazione riguardo ai rischi di un nuovo virus simile alla Sars, ma erano stati silenziati dal regime. Questo episodio ha convinto un noto giurista, Xu Zhangrun, a pubblicare un saggio in cui denuncia le menzogne del regime nella prima fase dell’emergenza e chiede al popolo di alzare la voce. Altri intellettuali hanno incoraggiato il presidente cinese ad assumersi la responsabilità per le scelte sbagliate. Tuttavia, Xi sostiene di avere vinto ‘la guerra popolare contro il coronavirus’, e si vanta di avere risollevato l’economia da una crisi senza precedenti. La centralizzazione del potere è stato un fattore chiave nella reazione della Cina al coronavirus. L’intelligenza artificiale ha consentito allo stato di monitorare gli spostamenti dei cittadini, mentre il controllo dei media ha permesso al governo di trasmettere il proprio messaggio in modo efficace. Tuttavia, molti osservatori occidentali hanno giustamente sottolineato che questi metodi autoritari hanno consentito al Covid-19 di diventare una pandemia globale in primo luogo. Il virus avrà delle conseguenze economiche pesanti per la Cina. Le aziende impiegheranno molto tempo per ripartire mentre la disoccupazione aumenterà di decine di milioni di unità nei prossimi mesi.
Per ora la posizione di Xi è abbastanza solida nonostante ci siano molti critici interni. Oltre un milione di iscritti al partito sono stati messi in carcere o puniti dalle campagne contro la corruzione orchestrate dal presidente. Ognuna di queste persone ha una famiglia con delle buone ragioni per contestare il regime. Anche le aziende private vengono discriminate per ragioni politiche. Invece alcuni dirigenti di partito non sono contenti dei rapporti con l’America ma non vogliono esternare il loro malcontento. Secondo Magnus l’opposizione interna a Xi potrebbe rafforzarsi ulteriormente se l’occidente mettesse in atto una campagna unitaria per fronteggiare il tentativo cinese di influenzare le istituzioni globali a sua immagine e somiglianza. Al momento, malgrado la crisi del coronavirus, questa sembra una possibilità remota. Dovremmo aspettarci qualcosa di meglio quando saremo guariti.
Il Foglio internazionale