un foglio internazionale
Unire globalizzazione e confini
Perché per lo Spectator i perfetti slogan globalisti non aiutano
“La frase sul virus che non rispetta i confini è un perfetto slogan globalista”, scrive Cristopher Caldwell sullo Spectator Usa: “Non dice nulla di nuovo ma è talmente aggressivo che scoraggia chiunque altro a dissentire. Gli scienziati sbagliano a ripetere questa frase. Il virus viaggia attraverso le persone. Se i cittadini rispettano i confini, anche il virus lo farà. L’epidemia resterà circoscritta e non si diffonderà da un paese all’altro. Se questo vale per le famiglie, vale anche per le nazioni”.
Caldwell sostiene che l’articolo di Robert Armstrong sul Financial Times verrà ricordato come il commento più fuori luogo sulle cause dell’epidemia. Il giornalista ha scritto che ‘il coronavirus non deriva da una falla nell’organizzazione dell’economia mondiale, dal modo in cui le persone, i beni e i soldi viaggiano attraverso il mondo. E’ una crisi globale, non una crisi della globalizzazione’. Questo parere è diventato sempre meno credibile col passare dei giorni. Il miglior rimedio contro il contagio sono le mascherine facciali. Queste però non sono disponibili in molti paesi occidentali che hanno affidato la produzione, e trasferito molti posti di lavoro, in Cina per risparmiare due o tre centesimi. Nel momento del bisogno, la Cina si è rifiutata di esportare le mascherine”.
Caldwell si sofferma poi sul modo in cui i paesi mediterranei più colpiti hanno affrontato l’emergenza: “Durante il picco dell’emergenza i medici di Bergamo, Brescia e Codogno hanno dovuto riutilizzare le mascherine usa e getta. Cosa è questa se non una crisi della globalizzazione? L’Italia non ha chiuso i confini e non ha svolto delle indagini sugli operai cinesi che vivono nelle regioni in cui il coronavirus si è diffuso maggiormente. La Spagna ha aspettato che il virus diventasse un’emergenza per bloccare le dozzine di voli che collegano Madrid e Barcellona alle città italiane. Perché non hanno agito prima? Questi governi non erano curiosi di capire cosa stava accadendo? Spesso chi fa affidamento sui sussidi dello stato non riesce a pensare di migliorare la propria situazione con un lavoro stabile. Allo stesso modo, all’inizio dell’epidemia i paesi non erano in grado di pensare che fosse mai legittimo imporre un confine. Con il senno del poi, la crisi dei rifugiati del 2015 aveva già rivelato che l’Europa non sarebbe stata in grado di fronteggiare un’eventuale emergenza sanitaria”.
Secondo Caldwell la pandemia sta dimostrando che la critica di Trump alla globalizzazione, uno dei suoi cavalli di battaglia, è quanto meno ragionevole. Un tempo la globalizzazione sembrava un grande affare. Abbiamo venduto la nostra sovranità in cambio del sushi e dei giocattoli cinesi. ‘E cosa ci facciamo con l’interesse nazionale?’, si chiedevano in molti. Oggi – conclude il suo articolo sullo Spectator – stiamo scoprendo il valore, incluso ‘il valore economico’, della sovranità che abbiamo ceduto”.
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