Burocrati a nozze con la pandemia
I pericoli del securitarismo e il cittadino come fragile incompetente
Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti
“Sembra esserci una tensione inerente tra la libertà e il ‘securitarismo’”, scrive il filosofo e ricercatore americano Matthew Crawford su Unherd: “Questo termine indica una disposizione che ha guadagnato forza negli ultimi decenni e che ha trionfato grazie al virus”. Crawford sostiene che gli esperti sanitari sono riusciti a cambiare le nostre vite perché il securitarismo ha messo in secondo piano altre considerazioni morali che avrebbero potuto agire da contraltare. Nel frattempo, l’obbedienza alle regole tende a essere maggiore nel ceto manageriale della società.
“La devozione verso gli esperti è un elemento chiave dell’economia della conoscenza. Le persone comuni tendono a essere più scettiche verso gli esperti e meno disposte a seguire i loro consigli. Nessuno indossa le mascherine nelle officine o nei negozi di ferramenta, queste piccole imprese non hanno le ambizioni morali delle grandi organizzazioni. La burocrazia impone i comportamenti ai cittadini, che vengono trattati come dei fragili incompetenti. Ma cosa succederebbe se scoprissimo che questo apparato ignora la nostra sicurezza? Pensate se l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea avessero maneggiato l’epidemia rispettando il liberalismo internazionale (niente restrizioni al libero movimento) e senza nemmeno offendere la Cina (niente restrizioni al libero movimento), anche a costo di fare aumentare la curva dei contagi”, domanda Crawford con ironia. “Pensate se le voci ‘responsabili’ della stampa avessero trasformato ogni ambiguità fattuale sulle origini del virus in un attacco politico”.
Secondo il filosofo, le voci dell’industria del securitarismo e gli opinionisti più autorevoli hanno lanciato una battaglia politica contro Donald Trump e la metà del paese che lo ha votato. “Anziché preoccuparsi della salute della popolazione, si sono impegnati a tracciare un confine tra le persone buone e cattive usando un criterio arbitrario. Il sospetto è che i leader della ‘sanità pubblica’ (a differenza di medici e infermiere) non rispettino il principio apolitico di competenza tecnica. Questo apparato sembra far parte del regime mondialista liberale. Questo è il motivo per cui non hanno cancellato i collegamenti aerei dalla Cina all’inizio dell’emergenza, nonostante questo abbia comportato la perdita di molte vite”. Secondo Crawford, la pandemia ha rivelato una grande affinità tra le istituzioni occidentali e il regime cinese, un’organizzazione che ormai ha smarrito ogni ambizione ideologica e disprezza le norme della comunità internazionale. Il filosofo conclude con due domande provocatorie: “Il nostro apparato seguirà un’evoluzione simile al regime cinese dopo che la pandemia gli ha garantito dei poteri emergenziali? Quanto dovremo aspettare perché il politicamente corretto non diventi uno strumento di facciata, a cui nessuno crede più, ma che legittima il controllo sociale?”.
Il Foglio internazionale