Sembra uno scherzo, ma prima della pandemia si sognava di abolire la morte
Il pericolo di immaginare un’élite virtuale servita da una working class materiale, secondo il Wall Street Journal (20/6)
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio Internazionale: spunti e segnalazioni dalla stampa estera a cura di Giulio Meotti
“Sembra un’amara ironia, dato che ci troviamo nel mezzo di una pandemia globale, ma fino a poco fa alcune delle persone più illuminate al mondo credevano che l’umanità stesse per abolire la morte”, scrive Adam Kirsch sul Wsj: “‘Se oggi mi chiedi se è possibile vivere fino a 500 anni, ti rispondo di sì’, ha detto Bill Maris, il fondatore di Google Ventures, nel 2015. Tre anni dopo, il ricercatore biomedico Aubrey de Grey ha stimato che ‘oggi le persone di mezza età’ hanno una buona possibilità di non morire mai. Il conseguimento della vita eterna attraverso la tecnologia avanzata sembra un sogno per una società che, fino a poco tempo fa, aveva difficoltà a produrre abbastanza mascherine per salvare la vita a medici e infermieri.
Tuttavia, il Covid-19 potrebbe essere la crisi di cui abbiamo bisogno per aumentare i nostri sforzi per creare ciò che viene chiamato un ‘futuro transumano’ dai suoi sostenitori. Dato che la nostra fragilità biologica è più ovvia che mai, molte persone sono disposte a condividere il messaggio della Dichiarazione Transumanista, un programma di otto punti rilasciato nel 1998: ‘Crediamo nella possibilità di ampliare il potenziale umano superando l’invecchiamento, le difficoltà cognitive, le sofferenze involontarie e il nostro confinamento sul pianeta Terra’. I transumanisti, molti dei quali sono legati a think tank come Humanity Plus e l’Extropy Institute, da tempo temono che la nostra specie possa essere annichilita da una guerra nucleare, da un asteroide, da un incidente tecnologico - oppure da un pandemia. Lo scorso marzo, mentre il coronavirus si stava diffondendo in tutto il mondo, lo scrittore scientifico Tom Chivers sosteneva che l’epidemia confermasse il bisogno di protezioni tecnologiche per tutelarci da queste minacce esistenziali.
Le persone hanno sempre temuto la morte e sognato di evitarla. Ma fino ad ora, quella speranza è stata formulata in termini religiosi. Il transumanesimo ritiene che la morte può essere conquistata fisicamente, non solo spiritualmente; e il movimento viene sostenuto delle persone che possiedono le risorse per realizzarlo. Alcuni miliardari della Silicon Valley come Jeff Bezos, Peter Thiel ed Elon Musk hanno investito in questo tipo di ricerca. Nel 2013 anche Google ha lanciato l’azienda di biotecnologia Calico, che significa California Life Compagny. Secondo i transumanisti, diverse strade portano all’immortalità. I nanorobot possono vivere all’interno delle nostre cellule e riparare i danni fisici, arrestando improvvisamente il processo di invecchiamento. L’ingegneria meccanica può neutralizzare il meccanismo che causa l’invecchiamento alla radice. Queste tecnologie restano al di fuori della nostra portata, ma i transumanisti sono convinti che saremmo in grado di impadronircene prima del previsto. Questo sarà possibile grazie all’intelligenza artificiale. Tuttavia, la speranza non è quella di usare i computer ma di diventare essi. Spesso gli scienziati cognitivi paragonano il nostro cervello a un hardware e la mente al software. Ma un software consiste solamente di informazioni, e in principio non c’è alcun motivo per cui la nostra conoscenza deve essere codificata in neuroni.
Lo Human Connectome Project, presentato nel 2009 dal National Institutes of Health, sostiene di essere uno ‘sforzo ambizioso per mappare i canali neurologici che costituiscono la funzione cerebrale degli umani’. Questi dati potrebbero essere caricati su un computer, e sopravvivere per sempre. Il fisico Michio Kaku ha teorizzato che questo è il modo in cui l’umanità riuscirà a superare le difficoltà logistiche del viaggio nello spazio: ‘Metteremo il connettoma su un raggio laser e lo spareremo sulla Luna. In un secondo, la nostra conoscenza arriverà sulla Luna. In 20 minuti saremmo su Marte, in otto ore su Plutone e nel giro di quattro anni la nostra conoscenza avrà raggiunto la stella più vicina’. Questo potrebbe sembrare un romanzo di fantascienza, ma è la conclusione naturale dei progressi tecnologici degli ultimi vent’anni. Con internet è diventato inutile recarsi di persona in luoghi come la banca, l’ufficio postale e il cinema. Il lockdown ha accelerato questa tendenza. Il nostro mondo fisico si restringe nel tentativo di evitare di contrarre il Covid-19, mentre il mondo virtuale si espande per compensare questa perdita. Nel futuro prossimo, molti di noi frequenteranno le scuole virtuali, pregheranno nelle chiese virtuali e socializzeranno nelle feste virtuali. E la storia dell’internet indica che una volta che le cose si trasferiscono online è difficile che tornino indietro - basta chiedere ai centri commerciali e ai produttori di Cd.
La pandemia sta anche mostrando una delle più grandi difficoltà che emergeranno a fianco del futuro transumano: ci saranno nuove forme di diseguaglianze sociali, molto maggiori rispetto a quelle attuali. Durante il lockdown è emersa una divisione tra le persone che lavorano con le informazioni – immagini, parole, numeri – e quelle che lavorano con gli oggetti – come trasportare il cibo, consegnare la posta, accudire i vecchi. Il primo gruppo può rifugiarsi in luoghi chiusi e comunicare attraverso gli schermi, mentre il secondo deve avventurarsi nel mondo fisico, rischiando di essere infettato. Questo conflitto sociale e professionale potrebbe sfociare in una divisione esistenziale tra un’élite virtuale che viene servita da una working class materiale. Certo, la ricchezza e il potere hanno sempre offerto una garanzia contro i rischi della vita. Durante la Guerra civile, gli americani potevano pagare un sostituto per andare a combattere al loro posto. Presto potresti pagare qualcuno per affrontare la malattia al posto tuo, mentre resti al sicuro dietro uno schermo. Un futuro transumano in cui la mortalità è un optional potrebbe sembrare un paradiso, ma se arrivasse prima per alcuni che per altri, potrebbe invece dimostrarsi una distopia”.
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