Il mangiatore di carta
Edgardo Franzosini
Sellerio, 144 pp., 12 euro
Edgardo Franzosini è un cantore delle vite minuscole, dimenticate dal tempo. Nei suoi libri rivivono le storie di Bela Lugosi, primo Dracula di Hollywood; Giuseppe Ripamonti, ghostwriter del cardinale Borromeo; Raymond Isidore, il Picasso di Chartres che trasformò la sua casa in una “cattedrale” di scarti luccicanti; Rembrandt Bugatti, scultore incompreso, fratello del molto più noto Ettore, il re delle automobili. Sono vite che non hanno scalfito la storia, quasi dimenticate eppure, divenute indelebili per i lettori. I libri di Franzosini, delicati e preziosi, nascono sempre da una piccola traccia, un indizio che rimane a decantare nel tempo sinché, fatalmente, finisce per occupare l’intera stanza. Tutti i personaggi che racconta cercano, in modi diversi di svanire, sono originali ma non volutamente eccentrici, soffrono la condizione umana e tuttavia, le loro storie brillano nel tempo a venire. Ne Il mangiatore di carta c’è una frase che fotografa tutto quanto detto sinora: “Un uomo senza ossessioni ignora cosa possa offrire la vita”. Del resto i personaggi che racconta non sono vincenti, stanno sempre un passo indietro. Per più di venticinque anni il brianzolo Edgardo Franzosini è stato impiegato in banca finché la voglia di scrivere è esplosa proprio con questo manoscritto, originariamente pubblicato da SugarCo nel 1989. Fu il grande Balzac a narrare la storia di Johann Ernst Biren, vero e proprio esempio di “imperio del vizio”. Tuttavia, dopo poche pagine, l’interesse per lui svanì e l’autore di Papà Goriot lo mise in disparte. Ma questo spunto fu sufficiente a far scattare la scintilla in Franzosini che proprio da lì è ripartito, mettendo Biren al centro della storia che inizia con un incontro impossibile con lo stesso Balzac e le raccomandazioni di Roland Barthes. Biren era un uomo bellissimo, un avventuriero settecentesco dalle origini oscure che finì con il diventare signore di Curlandia ed eminenza grigia dell’Impero russo. Peccato che questo personaggio realmente esistito avesse un vizio, un’ossessione per l’inchiostro e la pagina di carta, finendo per cibarsene, inghiottendo prima piccoli lembi di carta e poi interi documenti, trattati internazionali di grande valore masticati e ingurgitati in veri e propri impeti di passione. Ma la sua passione gli costerà cara, difatti Biren verrà scoperto e condannato a morte. Ciò che colpisce maggiormente è il modo in cui Franzosini racconta la sua storia. Non si tratta né di un saggio storico né di una biografia classica, l’autore si diverte un mondo – e noi con lui – oscillando fra vero e verosimile, mescolando ai fatti reali anche congetture e qualche favolosa menzogna per nutrire e dorare la figura di Biren, scegliendo digressioni e analisi a latere per stupirci e farci comprendere il suo vizio, fra coincidenze e suggestioni romanzate. Si salverà fortunosamente dal patibolo per la sua avvenenza come un novello Don Giovanni e ricostruirà una nuova, insperata, fortuna nel reame di Curlandia che oggi si trova in terra lettone.
IL MANGIATORE DI CARTA
Edgardo Franzosini
Sellerio, 144 pp., 12 euro
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