La lettera sovversiva
Vanessa Roghi Laterza, 268 pp., 16 euro
Non era così morbido, prima”, sghignazzavano gli Achei che infierivano sul cadavere di Ettore. Resta vero di tutti coloro che, avversati in vita, continuano a essere attaccati dopo la morte, magari avviluppandone parole e gesti con una melassa buonista, per non tagliarsi con gli spigoli. Così è stato per don Milani, denigrato e umiliato in vita da una curia che, parole sue, cercò di farlo suicidare, e trasformato poi in cattivo maestro dell’anarchia scolastica, ma anche esorcizzato come santino dell’obbedienza. Alla chiesa cattolica la parabola di questo figlio dell’alta borghesia (cresciuto in una famiglia dove si annoveravano parenti come Comparetti, amici come Pasquali e conoscenti come Freud e Joyce) che, al pari del Principe Felice di Wilde o di Mosè (Melloni ha insistito molto sulla sua natura “ebraico-messianica”) condivide un cammino di spoliazione e liberazione con i dimenticati, crea tutt’oggi parecchi mal di pancia. Lo si è visto nel fuoco di fila di “ma, se, però” che hanno bombardato la visita di Papa Francesco a Barbiana. Ma anche per la sinistra Milani resta spesso una bandierina da citare senza effettiva comprensione (come notò Sofri, “molte persone sono letteralmente annegate nel feticismo della parola, rinunciando alla ricerca di senso”). E’ lo stesso destino di Pasolini, cui lo accomunava non solo l’attenzione alla immensa problematica linguistica, ma anche la natura specificamente “polemica” degli scritti, all’ombra della vasta quercia di Lutero, altro autore il fuoco della cui comunicazione era spesso innescato da circostanze e interlocutori precisi.
E del contesto in cui sorge e si diffonde Lettera a una professoressa, Vanessa Roghi fornisce una ricostruzione accurata, con rigore e passione, che, proprio perché la colloca nel vasto orizzonte del dibattito culturale del suo tempo (dall’audace officina del cattolicesimo fiorentino di La Pira alle intuizioni di Rodari) permette di coglierne ancora di più la forza e la portata. Tra i tanti pregi del libro c’è anche quello di non limitarsi a guardare a Milani, ma guardare “con” Milani, mostrando come le caratteristiche specifiche della sua opera dialoghino a distanza con altri tentativi, magari diversi, ma animati dalla medesima urgenza. Altro che elogio utopistico della scuola bucolica: “Serve un’educazione linguistica come vera e propria lotta di classe per chi gli ostacoli ‘se li porta dentro’”.
Come notò C. S. Lewis, compito d’un critico è quello di metterci in contatto con la vita d’un libro. Il lavoro della Roghi permette al lettore proprio tale esporsi senza schermi alle provocazioni e turbamenti innescati da una straordinaria dichiarazione di guerra e al contempo d’amore per la scuola e la società. Perché anche cogliere la differenza tra un congiuntivo o un indicativo, nella nostra Costituzione, custodisce una fondamentale risorsa di libertà.
LA LETTERA SOVVERSIVA
Vanessa Roghi
Laterza, 268 pp., 16 euro
Una fogliata di libri
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