recensioni foglianti
Le assaggiatrici
di Rosella Postorino, Feltrinelli, 285 pp., 17 euro
La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”. Rosa Sauer è una giovane berlinese di ventisei anni, con un marito al fronte e un compito delicato nella Germania nazista del ’43. E’ un’assaggiatrice per Hitler. Insieme ad altre dieci giovani donne, Rosa tre volte al giorno assaggia il cibo destinato al dittatore, testandone la salubrità. E’ una vittima privilegiata. Che si sfama con piatti succulenti in un tempo di guerra e quindi di penuria alimentare ma facendo questo rischia la morte ogni giorno. Il sentimento costante della paura diventa prossimo, quotidiano ed è nascosto dietro la fascinazione del cibo, l’esplosione di sapori estatici che potrebbero portarla alla morte ma che nell’istante fanno sentire Rosa viva. Nella caserma di Gross-Partsch le assaggiatrici cercano di creare una parvenza di normalità, tra amicizie e scontri, innamoramenti e soprusi, sopravvivendo in un microcosmo dove esiste solo il presente. Non può essere altrimenti. I desideri sono negati, così come le aspettative e le speranze. Si vive vittime dell’istante, di qualcosa che possa far avvertire la possibilità di esistere, ricordarsi cosa significa essere vive. Esiste solo il tempo del presente, della sopravvivenza. E il modo più immediato per sentire il presente è sentire il corpo, nel suo desiderio fisico, nella soddisfazione sensoriale che dà il cibo che non fa più pensare ma solo sentire. E nell’appagamento che dà l’amore che Rosa sperimenta con il comandante Ziegler che la ama ogni notte nel fienile vicino alla casa della donna facendola sentire viva, nella contraddizione di un sentimento che non può esistere, non deve esistere.
Proprio la contraddizione è uno degli elementi portanti, forse il principale, del nuovo romanzo di Rosella Postorino che parte dallo spunto della storia vera di Margot Wölk, berlinese che per novantasei anni ha taciuto di essere stata un’assaggiatrice per il Führer e di cui l’autrice ha romanzato la vicenda. Contraddizione che si concreta nella continua oscillazione tra il privilegio e il senso di colpa, tra la sopravvivenza e il desiderio di vivere davvero, tra l’essere vittima e il sentirsi paradossalmente forte della propria condizione, tra la colpa collettiva e la vergogna che è sempre un sentimento individuale. E’ una storia ricca e piena di risvolti emotivi e drammaturgici quella che l’autrice riesce a tracciare, dove emerge un profondo rispetto per i personaggi messi in scena di cui le traiettorie narrative rappresentano a pieno le consapevolezze emotive. Rosa incarna a pieno queste contraddizioni, Rosa che è incline a cercare la morte ma che con il pensiero resta attaccata alla vita. “Noi siamo ciò su cui manteniamo il silenzio”, scriveva Sándor Márai; ed è nel silenzio stratificato di Rosa che troviamo la sua speranza ineffabile. La speranza di dire per un solo instante a sé stessa che vale la pena resistere, che non tutto è ancora perduto.
LE ASSAGGIATRICI
Rosella Postorino
Feltrinelli, 285 pp., 17 euro
Una Fogliata di libri