recensioni foglianti
L'abisso
Jorys-Karl Huysmans
Lindau, 330 pp., 24 euro
E’sempre stato così, a ogni fine di secolo. Quando il materialismo impera, risorge la magia”. E’ su questo crinale che si muove il romanzo per eccellenza del satanismo ottocentesco, a firma dello stesso scrittore che, lasciatosi alle spalle il Naturalismo di Zola e Goncourt, aveva già plasmato la Bibbia del Decadentismo, quell’A ritroso che già all’epoca fu recensito come un percorso esistenziale con due soli sbocchi possibili: spararsi un colpo di rivoltella o entrare in convento. Huysmans opterà in seguito per la seconda scelta, e tassello importante del suo itinerario è proprio questa discesa “laggiù” (secondo il titolo originale), in un sotterraneo tanto fisico che morale. In mondo letterario in sfacelo, oggetto di sferzanti battute sulla mediocrità della stampa, della scienza e della scrittura, parimenti incapaci di autentiche indagini spirituali, il protagonista Durtal viene affascinato (come accadrà poi a Pasolini) dalla tenebrosa figura di Gilles de Rais, l’aristocratico devoto e colto, valoroso compagno d’armi di Giovanna d’Arco, che poi si rinchiuse nei suoi castelli a seviziare bambini ed evocare il Demonio (ispirando la leggenda di Barbablù). E’ da questa inchiesta dell’immaginazione (innescata dal pensiero inquietante che forse “è stata la Pulzella a provocare i misfatti di Gilles”) che si apre uno spiraglio su un mondo segreto di canonici dalla doppia vita, eruditi equivoci, donne frigide e fameliche, discussioni colte e la descrizione letteraria più celebre di una messa nera, che servirà da base per le sue effettive celebrazioni nel Novecento. Il romanzo di Huysmans, che sarà fondamentale anche per Il pendolo di Focault di Eco, sintetizza quel satanismo tutto particolare che è sempre stato uno specchio del cattolicesimo stesso, come intuirono e attestarono Baudelaire, Bloy, Papini, Van Haecke. Una contro-chiesa, con paramenti e liturgie, che vomita un’isterica repressione sessuale e al tempo stesso riafferma ciò che vorrebbe negare e profanare (sebbene non manchino echi e sovrapposizioni anche con “l’altro” satanismo, quello della ribellione prometeica in nome dei reietti e dei diseredati, nelle catacombe della storia, contro il Cristo della soddisfatta borghesia europea, rivelatosi un mero “Vassallo innamorato delle Banche”). Anche questo culto di Lucifero è a suo modo un estetismo e uno spiritualismo rovesciato, e una rivolta alle angustie del positivismo imperante. Ma l’opera di Huysmans non offre solo questo notevole valore documentario. La sua forza artistica sta proprio nel riuscire a esprimere, ancora una volta, lo straziante divario che corre sempre tra le nostre aspirazioni più radicali e profonde, e la loro effettiva realizzazione. Anche quando si sogna di ribaltare il cosmo stesso, e violentare Dio. La vertigine sembra farci intravedere “il firmamento stesso che si satanizza” ma un attimo dopo ci ritroviamo semplicemente circondati e nauseati dalle miserie grottesche di un’orgia da manicomio, tra erotomani e isterici.
L'ABISSO
Jorys-Karl Huysmans
Lindau, 330 pp., 24 euro