Storie di sindacalisti
di Giuliano Cazzola, Adapt University Press, 396 pp., ebook
Chiunque abbia incontrato il sindacato confederale all’epoca del suo massimo potere, vale a dire nella prima metà degli anni Settanta del secolo scorso, sicuramente ha conosciuto un ambiente umano davvero speciale. Non mi riferisco soltanto ai suoi capi o alle straordinarie lotte di massa di quel periodo. Penso anche a quei dirigenti di seconda fila, a quei delegati o semplici attivisti che, ciascuno con la propria piccola storia fatta di rinunce e di generosità, hanno contribuito a costruire una formidabile esperienza di civilizzazione del lavoro.
Nella galleria di personaggi che ci propone, l’autore – che ha incontrato il sindacato proprio nella stagione in cui ha prepotentemente rialzato la testa – non si è dimenticato di questi “santi minori”, per usare una felice definizione coniata da Bruno Manghi in un fortunato volumetto (Interno sindacale, 1996).
La nostalgia per questa realtà che fu sarebbe del tutto comprensibile, ma Cazzola sa perfettamente che non aiuterebbe molto. La verità è che è finito il ciclo dei santi minori, come si è estinta la razza di quei leader carismatici che sono stati protagonisti delle svolte strategiche e delle culture storiche del movimento sindacale: cristiana, comunista, socialista e altre ancora. Perciò ricercare oggi la consistenza etica e ideale del suo “mestiere” ricorrendo a quegli esempi, descritti in asciutte e precise schede biografiche, è un esercizio deviante. Anzi, può prestarsi al gioco retorico di chi celebra gli eroi nei giorni di festa per insegnare la furbizia e il cinismo nei giorni feriali. Cazzola a questo gioco non ci sta. Al contrario, celebra gli eroi – più o meno noti al grande pubblico – nei giorni feriali per educare alla schiettezza delle idee anche nei giorni di festa, quelli in cui il sindacato magnifica i fasti e la nobiltà dei suoi compiti (come nei riti congressuali).
Il suo è un approccio teorico basato sulla solida conoscenza pratica dei cambiamenti strutturali dei processi produttivi e del mercato del lavoro, che richiedono di difendere i salariati con nuove leggi e con nuovi contratti. Questa resta la giusta risposta alle paure suscitate dalle novità: paura della fabbrica perché abbrutiva l’operaio; paura della macchina perché alienava il lavoratore; paura del mercato perché “corrode il suo carattere”, come sostiene Richard Sennett; paura del robot, perché distrugge posti di lavoro. Una paura che contraddice una verità elementare, pervicacemente contestata da tutti i neoluddisti del Terzo millennio: ogni rivoluzione tecnologica comporta infatti la nascita di lavori nuovi e, parallelamente, la trasformazione di vecchi lavori, determinandone spesso la marginalità o la inevitabile scomparsa.
STORIE DI SINDACALISTI
Giuliano Cazzola
Adapt University Press, 396 pp., ebook
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