recensioni foglianti
L'unico mondo che abbiamo
Wendell Berry
Piano B, 154 pp., 14 euro
La gente spesso ha bisogno, più che di ammaestramenti, che le si rinfreschi la memoria”, scriveva Samuel Johnson nel ’700, e Wendell Berry, da decenni voce di un altro orizzonte conoscitivo e immaginativo con cui leggere il nostro rapporto col mondo, sarebbe d’accordo. Quel monito costituisce anche il compito principale sotteso alle opere di questo contadino evangelico del Kentucky, che difende la bellezza dell’aggettivo “conservatore” dalle parodie della “dittatura capitalistica”. Berry, oltre a essere saggista di ecologia e pacifismo cristiano, è anche un grande romanziere e poeta, testimone, al pari di Marilynne Robinson, di come una fede intensa possa essere tutt’uno con sfaccettature e implicazioni complesse, e ricca d’ironia (il suo personaggio più bello è un barbiere taciturno che abbandona il seminario “per qualche problema con l’apostolo Paolo”, mentre, ricevendo un premio “per la pace”, l’autore stesso esordisce raccontando la risata beffarda della moglie, cui l’animo polemico del consorte è fin troppo noto). Questa raccolta di saggi mostra come qualsiasi particolare, in un orizzonte profondo di senso, abbia sempre portata universale. Leggere Berry comporta la prima e fondamentale ecologia auspicata da Bateson, quella della mente. La sua principale obiezione è rivolta alle mentalità riduzionistica, moderna e contemporanea, che guarda alla vita come mera quantità. In una prospettiva “creaturale” invece, una montagna non è un ammasso di materiale da cui ricavare un determinato potenziale energetico, fosse pure come meta turistica da preservare: “Questo disprezzo ha un potere devastante e illimitato”. Le sue posizioni sono al tempo stesso chiare, radicali (“non c’è alcuna differenza significativa tra le armi di distruzioni di massa e le tecnologie della produzione industriale”) e ricche di domande e inquietudini (“credo che possedere un cervello comporti anche la possibilità di cambiare idea”), impossibili da inchiodare in teche semplificate. Ritiene l’aborto “un’uccisione” ma sa che in determinate circostanze aiuterebbe certamente una donna ad abortire. Convinto che la società preceda ontologicamente lo stato, proprio per questo ritiene che non siano le istituzioni a dover “concedere” le nozze agli omosessuali (semplicemente “il governo non può impedire loro di farlo, né può impedirlo qualsiasi chiesa”). Ma il vero, grande leitmotiv è il nesso indissolubile tra gratitudine e responsabilità, che dovrebbe costituire la trama profonda della nostra esistenza personale e collettiva, la scoperta di una “più grande gentilezza che comprende e lega tutti gli esseri” e si traduce in “cura” reciproca. Con la dedizione di chi ama e lavora giorno per giorno e commenta così l’esortazione di Cristo a non affannarsi per il domani: “Io non sono un interprete accreditato delle Scritture, ma credo che ‘essere in ansia per il domani’ sia una spreco di tempo: tutto ciò che possiamo fare per preparare un domani migliore è fare oggi la cosa giusta”.
L'UNICO MONDO CHE ABBIAMO
Wendell Berry
Piano B, 154 pp., 14 euro
Una fogliata di libri
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