recensioni foglianti
Camminare
Thomas Bernhard
Adelphi, 125 pp., 13 euro
Pubblicato nel 1971, ma tradotto in italiano per la prima volta quest’anno, Camminare è un romanzo breve, contorto come la mente dei suoi protagonisti, tutto incentrato sui temi tipici e ricorrenti nella produzione letteraria di Thomas Bernhard, quali la nevrosi, il male di vivere, la pazzia, il suicidio. Proprio come il suicidio del protagonista ne Il soccombente – uno dei più noti capolavori dello scrittore austriaco – così la pazzia di Karrer, in questo Camminare, viene annunciata dall’autore nelle prime righe del romanzo. La struttura narrativa è, essa stessa, parte integrante del racconto. Bernhard infatti utilizza il monologo torrentizio, ripetitivo e compulsivo di Oehler, sconvolto dal ricovero in ospedale psichiatrico dell’amico, come espediente tecnico volto a rappresentare il carattere nevrotico dei personaggi e la loro incapacità di affrontare la normalità dell’esistenza. Ne risulta un racconto al contempo tragico e grottesco, dal ritmo sincopato, scritto in una prosa che di continuo incespica, rendendo la vita complicata anche al lettore. “L’arte di esistere contro i fatti, dice Oehler, è l’arte più difficile. Esistere contro i fatti significa esistere contro ciò che è insopportabile e contro ciò che è orribile, dice Oehler. Se noi non esistiamo costantemente contro, ma solo costantemente con i fatti, dice Oehler, andiamo a fondo in brevissimo tempo”.
Nel tentativo di indagare razionalmente – ciò che evidentemente è impossibile – sulle ragioni che hanno portato Karrer a una pazzia ormai conclamata e irreversibile, Oehler individua la dolorosa vicenda del chimico Hollensteiner, genio incompreso, privato dallo stato dei mezzi indispensabili a proseguire la ricerca, costretto a chiudere il suo istituto, indotto infine a togliersi la vita impiccandosi nel suo ufficio.
“E’ caratteristico e indicativo di Hollensteiner, dice Oehler, che alla fine si sia suicidato (…). E’ indicativo di Karrer che non si sia suicidato dopo che si è suicidato Hollensteiner, bensì che lui, Karrer, sia impazzito”.
Il microcosmo bernhardiano è dunque popolato da personaggi patologici: la follia dell’uno, il suicidio dell’altro, gli sproloqui del narratore, l’ascolto passivo dell’Io narrante, il loro continuo camminare su e giù, a giorni fissi e senza meta, lungo i viali della città, tutto concorre a creare un clima livido e surreale. Così, la questione filosofica dell’intelletto pensante diviene metafora dello scontro insostenibile fra l’individuo e la realtà, quella “malattia mortale” che conduce inevitabilmente alla sconfitta dell’uomo.
“La storia è una menzogna storica, sostengo, dice Oehler (…). La storia non è possibile perché l’intelletto non è possibile (…). Nessuno vuole avere la sua vita, dice Oehler, ognuno si è fatto una ragione della sua vita, ma volerla avere, questo no (…). Senza dubbio, dice Oehler, Karrer è impazzito all’apice del suo pensiero”.
Insomma “l’esistenza è errore”, fa dire Thomas Bernhard al suo tormentato personaggio, poiché “le circostanze sono tutto, noi non siamo nulla”.
CAMMINARE
Thomas Bernhard
Adelphi, 125 pp., 13 euro