recensioni foglianti
Una piccola fedeltà
Luca Saltini
Giunti, 276 pp., 18 euro
Forse il tempo può essere piegato. Se la nostra volontà è abbastanza forte, se con tutto il nostro animo siamo in grado di desiderare davvero di cambiare le cose, diventa in qualche modo possibile tornare indietro”. In tutta la sua vita, uno come Augusto Castiglioni, ex trader miliardario spregiudicato quanto basta, non ha mai pensato una frase del genere, figuriamoci ripeterla ad alta voce, ma adesso che è anziano e ricoverato in una clinica di lusso milanese, quasi tutto è possibile. E’ sposato, ma quella moglie più giovane non è lì a tenergli compagnia, perché nell’isola tropicale dove è in vacanza ci sono eventi ben più importanti da seguire. Per lui non ha tempo nemmeno suo figlio, “l’americano”, come si diverte a chiamarlo, sottolineando una distanza che è ben più grande di quella fisica, e quelle poche persone che ha oggi attorno sono interessate alle sue condizioni, ma appaiono lontane, “quasi non esistessero e fossero soltanto proiezioni della sua mente”. In quella “prigione” esclusiva dove i pasti vengono rigorosamente serviti con le posate d’argento, toccare la terra dei vasi può essere un sollievo, una valvola di sfogo necessaria per poter continuare a trovare aria e respirare, un momento in cui cominciare a riflettere su se stesso, sulla vita e sul perché di certe scelte. Come in un sogno, gli appare Achilina, la donna che ha veramente amato fino a quel momento, ma un’ombra va a offuscare il suo volto e un’improvvisa stretta al cuore gliela porta via. “Mi sono ricordato chi sono”, spiega, “ho sentito di nuovo la dimensione del tempo, la sua forza che impedisce di mutare gli eventi del passato, ma ha il potere di proiettarli comunque sulle nostre coscienze”. Il suo sentimento per quella giovane contadina affascinante quanto disperata, è rimasto “integro e furibondo” come allora, e la sua anima è ancora immune e ferma a quel passato “orribile e gioioso “dove non si è giocata soltanto la loro storia, ma tutta la sua vita. Castiglioni è il protagonista di questo romanzo, il quarto dello scrittore e ricercatore Luca Saltini, sicuramente il suo più completo e più maturo, quello dove ogni pagina scopre animi e fa tremare il cuore. E’ la storia di un uomo che ha fatto fortuna assecondando lo spregiudicato Janku – plenipotenziario rumeno del dittatore Ceausescu per lo sfruttamento e la vendita all’estero del petrolio – ma è soprattutto la storia di una ribellione – oltre che di una metamorfosi – al rigore e all’ordine impostogli dal padre sin da piccolo, che lo avrebbe voluto medico e non ingegnere chimico, il primo a ricordargli il dovere verso il bene comune. Rimuginare a tutto questo, agli orrori della dittatura in una Romania “che esiste solo nella mia mente” (precisa l’autore), all’egoismo e all’indifferenza, alla brama di denaro come di successo, può fare molto male, ma per fortuna, in alcuni casi può esserci una piccola fedeltà capace di salvare una vita e tornare ad illuminarla, indipendentemente dalla fine che si possa fare.
UNA PICCOLA FEDELTA'
Luca Saltini
Giunti, 276 pp., 18 euro
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