recensioni foglianti
E tu splendi
Giuseppe Catozzella
Feltrinelli, 233 pp., 16 euro
Ogni anno Nina e Pietro trascorrono le vacanze dai nonni ad Arigliana, appena “cinquanta case di pietra e duecento abitanti” sulle montagne lucane. Un ambiente rurale con un torrente e un palazzo abbandonato, la perfetta ambientazione per le avventure indimenticabili dell’infanzia fra ginocchia sbucciate, imprese coraggiose e le prime delusioni. Ma quell’estate sarà decisamente diversa per i due fratelli. Il padre li ha “piazzati dentro un pullman diretto alla stazione di Matera” con “legato al polso un braccialetto ridicolo con il nome della destinazione”. Lui, senza lavoro, da poco vedovo e incapace di riprendersi dal dolore, è rimasto a Milano a fare i conti con se stesso.
Nel frattempo Arigliana, quel paesino sperduto che “odora di pietre al sole” nasconde una novità. Nella torre normanna del paese è ospitata una famiglia di stranieri ovvero tre uomini, tre donne e Josh, un ragazzino “orfano orfano”. Sono migranti africani raccattati dal misericordioso don Eustachio che gli offre un rifugio di fortuna. Ma nei loro confronti si concentrerà una rabbia dettata soprattutto dall’arretratezza in cui il paesino è piombato, compromettendo ogni idea di futuro salvifico.
Milanese, classe 1976, già vincitore del premio Strega Giovani 2014 con Non dirmi che hai paura, Giuseppe Catozzella è tornato in libreria con E tu splendi (pubblicato da Feltrinelli), indugiando sui temi civili che gli appartengono ma senza scivolare nel moralismo. Pietro e i suoi vivono “in via Gramsci, in un posto della periferia di Milano che chiamiamo Milanox (perché è un incrocio tra Milano e un luogo malfamato che si chiama Bronx)”, in un palazzone di dieci piani con tantissimi appartamenti, “pieno di pugliesi e tantissimi calabresi”. I suoi genitori lasciando Arigliana speravano di andare incontro alla buona sorte eppure Pietro si troverà sempre a fare i conti con un certo disagio e persino Refè, l’amico d’infanzia, lo fa sentire un “figlio dell’emigrazione”. Per il “quasi” dodicenne Pietro questo ritorno verso casa significherà un prematuro ingresso nell’età adulta, trovando sulla propria strada quella torre normanna, soprannominata “Menzasignor”, rimando alla “creatura che esisteva veramente ed era terrificante, una nobile morta duecento anni prima, che il marito aveva tagliato in due, e che dopo essere morta aveva vagato per il paese in cerca del marito per vendicarsi ma, siccome lui era scappato, era tornata a vivere nel palazzo, e scaricava la sua vendetta su chiunque”. Per cavarsela, Pietro dovrà tenere a mente le parole della madre – l’appello ad affrontare la paura – facendo i conti con lo spettro e soprattutto con la rabbia dei paesani, inariditi dalla miseria, in una storia velata di malinconia, con una voce narrante ingenua eppure già ferita, illusa dalla vita.
E TU SPLENDI
Giuseppe Catozzella
Feltrinelli, 233 pp., 16 euro
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