recensioni foglianti
Parlarne tra amici
Sally Rooney
Einaudi, 293 pp., 20 euro
Frances ha ventuno anni e vive d’arte e d’amore. Scrive e recita poesie, il suo corpo la mette a disagio, il suo passato anche. Intorno a lei c’è sempre la sua amica Bobbi. Bobbi è “la prima cosa davvero divertente” capitata nella vita di Frances. Insieme partecipano a reading, spettacoli teatrali, performance, tutto ciò che di bello e progressista succede a Dublino. Prima di diventare amiche sono state l’una il primo grande amore dell’altra. Adesso è finita e va bene così. Una sera, durante una cena, le due ragazze conoscono Melissa e Nick, una coppia più grande di loro. Comincia così Parlarne tra amici, il primo romanzo della ventisettenne Sally Rooney considerato dal New York Times “il caso letterario dell’anno”. Frances si invaghisce di Nick; lui che è bellissimo, ha più di trent’anni e fa l’attore sembra ricambiare le attenzioni della ragazza. Cominciano una storia online, tra notifiche, WhatsApp, email, messaggini notturni e telefonini che squillano in continuazione. Nick, anche se infelicemente, è sposato, Frances è ingenua e pensa di essere invulnerabile, moderna. La prima volta che si incontrano fuori dagli schermi del loro cellulare lei, come tutte le donne del mondo, ha paura di essere indesiderabile, brutta, non sa come muoversi, piange, lui le chiede cosa c’è che non va e lei risponde: “Niente, va tutto bene”. Va tutto bene davvero, è questo che la fa stare male. Melissa, la moglie di Nick, torna dal viaggio che l’aveva tenuta lontana, Frances si sente improvvisamente vuota. Prova a scrivere, non ci riesce. “Mi aveva accartocciata con la mano e buttata via come un pezzo di carta”. E’ ferita, sente il desiderio di ferire. “Tutto quello che potevo decidere era se fare o no sesso con Nick, non potevo decidere come sentirmi in proposito, o cosa significasse. E benché potessi decidere di litigare con lui, e su cosa avremmo litigato, non potevo decidere quello che avrebbe detto o quanto mi avrebbe ferita”. Il potere era tutto nelle mani di un altro. La donna si strizza gli occhi, preme la testa sul cuscino, tutto inutile. La vita va sempre avanti, con meno intensità. Frances continua a scrivere poesie e continua a recitarle e a non pubblicarle per non doverle rileggere. “I veri scrittori sono costretti a guardare tutte le cose brutte che hanno prodotto”, lei questo non lo sopporta. Qualcuno la rimprovera dicendole che si aspetta troppo da se stessa. Continuerà a ricevere chiamate da parte del padre. Tra loro due non c’è mai stata confidenza. Succede. “Assecondarlo mi faceva sentire bugiarda e debole. Ignorarlo mi faceva battere forte il cuore e dopo non riuscivo più a guardarmi allo specchio”. Spesso il papà di Frances è ubriaco, questo la fa sentire sporca. “Ho passato i giorni seguenti a fissare il telefono per ore senza fare niente. Il tempo passava sul display dell’orologio eppure io continuavo ad avere l’impressione di non averlo visto passare”. Quella sera Nick non l’ha chiamata, nemmeno il giorno dopo. “Non mi ha chiamata nessuno. Progressivamente l’attesa ha iniziato a sembrare meno un’attesa e più come se la vita altro non era che questo: il diversivo delle incombenze da assolvere mentre la cosa che aspetti continua a non succedere. Rispondevo ad annunci di lavori e mi presentavo ai seminari. Le cose andavano avanti”.
PARLARNE TRA AMICI
Sally Rooney
Einaudi, 293 pp., 20 euro
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