recensioni foglianti
Politica, storia e filosofia
diEric Voegelin, D’Ettoris, 192 pp., 16,90 euro
Eric Voegelin non ha bisogno di presentazioni. Maestro indiscusso del pensiero conservatore del Novecento, ha speso la vita a studiare la storia della politica nella prospettiva della “rivoluzione gnostica”: come gli gnostici dei primi secoli disprezzavano la realtà materiale e sognavano di fuggire in un mondo puramente spirituale, così il rivoluzionario moderno “è in continua ricerca di una dimensione nuova, fantasiosa e, comunque, sempre all’insegna dell’autosufficienza dell’uomo che gli consenta di imbrigliare l’odiata realtà”. E’ questo il punto di vista da cui muovono anche i tre brevi testi che D’Ettoris pubblica in Italia per la prima volta.
Il primo è dedicato a “Il liberalismo e la sua storia”. Nella lettura di Voegelin, il liberalismo è “un metodo per portare avanti la rivoluzione con mezzi diversi e meno distruttivi”, ma col medesimo obiettivo: liquidare ogni residuo di ordine politico come lo pensava la tradizione classica e medievale, e costruire un nuovo paradiso in terra con mezzi puramente umani. Sennonché, osserva Voegelin, dato che “i diritti umani fondamentali sono il sedimento del vecchio ius divinum et naturale”, l’eliminazione di quest’ultimo corrode anche le fondamenta di quelli; e “se si riesce a scacciare il cristianesimo dagli uomini, non per questo essi diventano dei liberali razionali: diventano invece ideologizzati”. Per questo, il liberalismo classico di stampo laicistico non può che firmare la sua stessa condanna a morte.
In direzione opposta va la riflessione su “Machiavelli e l’ordine del potere”. Contro la lettura dominante che fa dell’autore del Principe il fondatore della teoria moderna di un potere fine a se stesso, Voegelin osserva che la sua concezione politica è saldamente radicata nell’idea classica delle sei forme di governo, ereditata da Polibio, e del loro inserimento in un ordine cosmico. In questo quadro, il principe machiavelliano è la riproposizione del legislatore o fondatore dell’antichità – Licurgo o Romolo –, che usa senza scrupoli la forza e l’astuzia non per sé, ma per ricostituire l’ordine perduto: “Il potere, una volta stabilito da un individuo eccezionale, deve tornare alla gente”, in un quadro in cui “l’intera tavola di valori – religiosi, morali, civili, professionali ecc. – è stabilita dalla tradizione”. E soprattutto riconosce la presenza di una forza – la “fortuna” – imperscrutabile e invincibile, per cui “non devia nello gnosticismo della politica intellettuale che conosce l’intero corso della storia”.
Una breve dissertazione giovanile, infine, le “Note su memoria e tempo in sant’Agostino”. Dove osserva la “buona dose di goffaggine” con cui il vescovo di Ippona tratta la delicata questione della natura del tempo e del suo nesso con la memoria, ma, per così dire, gliela perdona; perché – osserva – l’intento di Agostino non è semplicemente, come sarà per i moderni, chiarire le coordinate dell’esperienza umana, ma più radicalmente metterla in relazione con quel che le dà fondamento.
POLITICA, STORIA E FILOSOFIA
Eric Voegelin
D’Ettoris, 192 pp., 16,90 euro
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