recensioni foglianti

La nuda verità

Simonetta Sciandivasci

Gaja Cenciarelli
Marsilio, 192 pp., 16,50 euro

Ci sono le gran belle verità (una è che non si muore per amore), e servono a tenerci in piedi. E ci sono le verità nude, solitamente orribili e feroci, così assolute e complete e inevitabili da non poter essere enunciati o proclami, perché spesso sono persino indicibili. Le nude verità sono le persone, possono esserlo solo loro, che si diano o non si diano, perché esistono, agiscono e incidono sulla realtà indipendentemente da quanto sono decifrabili o comunicabili. Cenciarelli, in questo romanzo, ha fatto di ogni personaggio la lingua, la rivelazione, la carne di una verità sull’umano. E dev’essere per questo che a nessuno degli uomini e delle donne che s’incontrano in questa storia è possibile affezionarsi secondo empatia – un principio che abbiamo ridotto a retorica svenevole. A nessuno di loro vorremmo assomigliare, ma sentiamo, con grande angoscia, di farlo o, con ancora più angoscia, di averlo fatto e di vederlo solo ora. E’ il portato preciso del punto che regge tutta la storia (ed è un punto irrisolvibile e quindi continuamente presente): l’impossibilità d’essere un intero, di tenere distinti il corpo e il cuore (o l’anima, se preferite). Cenciarelli ha scritto un libro che dà carne a molte meschinità che neghiamo, che crediamo superabili con la cultura, l’indipendenza, la scelta, la libertà. Con la conseguenza d’illuderci che si possa essere individui essendo solo corpo, o anima; solo ruolo, o natura; solo verità, o bugia; solo relazione, o solo solitudine.

  

Donatella Mugghiani è un’oncologa e fa di tutto per non essere nient’altro e avere solo il suo lavoro rendendolo un mestiere come molti altri, un esercizio e un servizio di competenza e niente di più. La scrivania la vuole sempre sgombra, nei corridoi della sua clinica cammina “come per non farsi contagiare” e ai corridoi sa che guardano davvero i suoi pazienti, quando le parlano, perché sono quelli a rappresentare “l’orizzonte più immediato, la vita più prossima al fuori” (almeno, questo è quello che si dice, perché le serve non restare coinvolta, pensarsi impotente). Incontra un uomo insopportabile (mai fidarsi di uno che al primo incontro vi parla di vini e pretende di farvene assaggiare di più buoni di quello che avete portato voi a una festa dove vorreste tantissimo non essere andate) e strambo (ha un cane e un gatto, Ettore e Andromaca, parla con loro al telefono). Se ne innamora e fa una cosa prevedibile: da gelida che era, diventa, per lui, fuoco che cammina. Questa prevedibilità Cenciarelli la racconta con estrema (liberatoria, se volete) franchezza: l’amore e le ossessioni non obbediscono per forza al tempo e alle sue conquiste, ai ruoli che s’invertono, al femminile che s’incrudelisce e al maschile che s’intenerisce. Qui c’è una femmina nuda, che accetta di andare in frantumi. Lo accetta perché sa, questo è il lato non prevedibile, che solo così potrà pagare il male che ha fatto ai suoi pazienti distaccandosene, abbandonandoli, fregandosene di dar loro qualcosa che non fosse solo nuda verità, ma pure speranza, calore. Sembra una storia d’amore e lo è: tra un uomo e tre donne, tra un dovere e una vocazione, tra la vendetta e il perdono.

 

LA NUDA VERITÀ
Gaja Cenciarelli
Marsilio, 192 pp., 16,50 euro

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