recensioni foglianti
Ezio
Giorgio Ravegnani
Salerno, 226 pp., 18 euro
Nel nord-est della Francia, non lontano dalla cittadina di Vadenay, in un’area compresa fra Reims, Chalons en Champagne e Valmy, il 20 giugno del 451 venne combattuta quella che è passata alla storia come la battaglia dei Campi Catalaunici, dal nome della zona pianeggiante ove si affrontarono due poderosi eserciti. Da una parte vi erano gli Unni, guidati da Attila, dall’altra i Romani, al cui comando stava il generale Ezio, una personalità che giocò un ruolo di straordinaria rilevanza negli anni della crisi finale del plurisecolare dominio di Roma. Di lui, purtroppo, come avverte Giorgio Ravegnani in questo suo importante lavoro, non siamo in grado di tracciare un ritratto ampio e particolareggiato a causa della mancanza di un’adeguata documentazione; dobbiamo accontentarci delle notizie contenute in scarne cronache: esse sono tuttavia sufficienti a farci comprendere che quest’uomo, nato intorno al 390 a Durosturum, l’attuale cittadina bulgara di Silistra, è stato un grande protagonista della storia, come già ebbero ad affermare non pochi studiosi dell’antichità, da Giordane a Procopio di Cesarea. Scrive Ravegnani: “Ezio fu il generale più eminente della sua epoca travagliata e può sicuramente essere definito l’ultimo dei Romani, un ‘antico romano’, come comunemente si dice, vissuto quando l’impero era ormai ridotto a una pallida ombra di ciò che era stato”. E non è un caso che questo romano autentico si sia trovato a comandare truppe composte per lo più di contingenti barbarici, chiamati a sostituire l’esercito regolare che stava letteralmente dissolvendosi. In un’epoca di aspre rivolte, spietate congiure e feroci rivalità, Ezio seppe farsi strada fino a diventare, nel 433, il supremo comandante militare, cosa che, in quel momento, equivaleva ad avere nelle proprie mani la direzione della cosa pubblica. Il celebre storico Edward Gibbon ha definito il Nostro come un vero e proprio baluardo dell’agonizzante romanità: in effetti, egli respinse con successo tutti i nemici dell’impero, difendendo vittoriosamente la Gallia, la Spagna e la Britannia, fino a conseguire la clamorosa vittoria ai Campi Catalaunici, l’ultima ottenuta da Roma, che costò migliaia di morti da ambo le parti e mostrò l’eccezionale carisma di cui egli era dotato. Minor fortuna ebbe contro i Vandali che conquistarono tutta l’Africa imperiale e ancor meno ne ebbe quando l’imperatore Valentiniano III prese la scellerata decisione di assassinarlo. Era l’anno 454, Ezio aveva poco più di sessant’anni e la sua morte fu una perdita irreparabile. Si racconta che un nobile romano abbia detto all’Imperatore che uccidendo Ezio, si era tagliato la mano destra con la sinistra. In effetti, morto il grande generale, ai barbari furono sufficienti poco più di vent’anni per travolgere definitivamente Roma. Così, la scomparsa del Nostro assunse i caratteri dell’evento epocale: Marcellino, autore di una cronaca nel VI secolo, afferma con decisione che insieme a Ezio era caduto l’impero.
EZIO
Giorgio Ravegnani
Salerno, 226 pp., 18 euro
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