recensioni foglianti

Nemici

Matteo Matzuzzi

Isaac Bashevis Singer
Adelphi, 257 pp., 18 euro

La faccia tirata, pochi capelli rimasti (un tempo rossi, oggi giallastri e striati di grigio), occhi azzurri, sopracciglia arruffate, naso affilato, guance infossate, labbra sottili. Isaac Bashevis Singer mette subito le cose in chiaro e nelle prime righe di questo romanzo – che è sì “una storia d’amore” come recita il sottotitolo in copertina ma poi va ben oltre la banale storiella amorosa – descrive il protagonista. Herman Broder, un uomo mediocre, inetto, sopravvissuto alla tragedia della Shoah solo perché una contadina polacca analfabeta l’aveva nascosto per tre anni in un fienile, mentre moglie e figli andavano a ingrossare il numero degli eliminati per mano nazista. Un po’ di cuore però ce l’ha, tant’è che scappato in America si porterà la sua salvatrice e la sposerà. Povera Jadwiga, che da un villaggio della Polonia rurale si troverà a cucinare borsch a Coney Island, non parlando una parola d’inglese e non capendo niente del mondo nel quale era finita. Non le resterà altro che sottomettersi, pronta a tutto per il suo Herman. Lei, cattolica, finirà col convertirsi all’ebraismo. Tutto per amore, devozione suprema al suo uomo. A lui interessa poco, con la religione ha un rapporto distaccato, freddo. Lavora per un rabbino, gli scrive i testi, ma non è che ci creda poi tanto. La routine famigliare lo annoia e la sua consolazione si trova nel Bronx, dalla bella Masha. Snella, audace, gran fumatrice e donna di mondo, è tutto quel che Jadwiga non può essere. Lei porta i tacchi, la contadina sciabatta nei suoi vestiti poco consoni alle mode di Brooklyn. Vive con la vecchia madre che passa le giornate a leggere le storie dei sopravvissuti all’olocausto, beve whiskey e incanta il suo Herman. Lui vive una doppia vita: racconta alla moglie che gira l’America vendendo libri, quando invece si rintana da Masha. Tutto crolla quando dal regno dei morti torna la moglie, Tamara, che morta non era. Herman non sa che fare, le sue menzogne rischiano di essere scoperte da tutti. Vede i dèmoni che gli si fanno sempre più vicini, apre la Bibbia a caso cercando più un indizio sulla strada da seguire che mera consolazione. Non ce la fa. La docile Jadwiga diventa una furia, lo insulta, sobillata dalle vecchie vicine lo accusa di avere un’amante. La vita di Herman si aggroviglia sempre più, al punto che il fardello da sopportare diventerà sempre più pesante. Sposerà pure Masha, così che di mogli finirà per averne tre. Non può uscirne, ha il terrore di essere scoperto e quindi rispedito in Europa ma non può fare a meno delle sue donne, spettri che lo accompagnano nel peregrinare terreno che per lui non ha più senso. Bugia dopo bugia, rovina la vita a chi gli sta accanto e lo ama. Ne è consapevole: “Come è possibile che una bontà simile sopravviva in questo mondo corrotto?”, si domanda pensando alla brava Jadwiga. Si segue il disperato vivere di Herman, proprio come si compativa il visionario Bunem in “Keyla la Rossa”. Dolore e ironia, viaggio agli inferi e speranza di redenzione: ancora una volta si apre il sipario sul “meraviglioso mondo di Isaac Singer”, come lo definì Henry Miller. Bello e terribile.

 

NEMICI
Isaac Bashevis Singer
Adelphi, 257 pp., 18 euro

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.