recensioni foglianti
Una breve storia del potere
Simon Heffer, Liberilibri, 164 pp., 18 euro
Del protagonista annunciato dal titolo, nelle dense pagine di Heffer, non si troverà da alcuna parte una definizione vera e propria. Ma sarebbe come volere le generalità del protagonista di un racconto che conosciamo molto bene, di quel fattore che è il motore degli eventi storici, anzi, come l’autore più volte dice, ciò che “ne altera il corso”.
Heffer ripercorre la storia umana dall’antichità ai fatti dell’altro ieri, ma non segue un ordine cronologico. Da una pagina all’altra, anzi da un periodo all’altro, può capitare di saltare dalle cause della Prima guerra mondiale al sistema internazionale ellenistico sotto Alessandro Magno, e di nuovo alla conquista normanna dell’Inghilterra nel XI secolo e al conflitto odierno in Ucraina: questo perché tutto è contemporaneo a chi, come l’autore, interpreta la storia politica nel segno delle sue “costanti” o – per dirla con Gianfranco Miglio – “regolarità”, e inclina a condensarle in massime eterne. Massime di questo tenore: “il territorio” – obiettivo tutt’altro che superato – “è un mezzo per accrescere la reputazione di uno stato, per aumentarne la forza in termini di ricchezze ed eserciti, e fornire mezzi per il clientelismo. Conferisce a uno stato prestigio a livello mondiale e gli consente di avere sul corso degli eventi un’influenza maggiore di quanto altrimenti non avrebbe”; “potrà esserci un nuovo ordine mondiale” – chiosa l’autore dopo aver parlato dell’ascesa economica mercantilistica di Cina, India, Brasile – “ma uomini e denaro saranno ancora l’essenza di qualsiasi potere”; o ancora, come si legge a commento della lotta tra le ideologie svoltasi nel secolo breve e prematuramente dichiarata finita dal libro “intelligente, ma avventato” di Fukuyama: “Ogni volta che una cattiva idea viene finalmente sconfitta al suo posto deve nascerne un’altra, per non lasciare campo libero al vincitore, e coloro che fanno nascere quelle idee cercheranno sempre il potere per farle valere”. Territorio, ricchezza, idee sono tre dei moventi – e delle corrispondenti forme di organizzazione – del potere trattati in questo saggio. Il quarto è la religione: ma oggi, mentre in occidente Dio o gli dèi sembrano essersi eclissati, l’obiettivo di assicurare la vittoria terrena della propria fede è proprio solo dell’islam militante, di cui Heffer sottolinea con toni huntingtoniani la determinazione a ricollegarsi alla prima campagna di espansione di Maometto nel VII secolo.
A inquadrare le ascendenze intellettuali e l’intenzione di fondo dell’autore provvede la bella introduzione di Lorenzo Castellani: in una fase in cui l’unità occidentale è sempre più evanescente, con divisioni non solo tra Europa e America, ma tra stati nei due continenti, Heffer è un liberale realista, consapevole che il progetto di imbrigliare il conflitto nelle procedure e nelle norme del diritto ha i suoi limiti e che l’ordine liberale, sia interno che internazionale, dipende dall’azione di una classe politica non immemore delle costanti della ricerca del potere.
UNA BREVE STORIA DEL POTERE
Simon Heffer
Liberilibri, 164 pp., 18 euro
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