recensioni foglianti
Gli inconvenienti della vita
La recensione del libro di Peter Cameron, Adelphi, 122 pp., 16 euro
Chissà, forse è sbagliato aspettarsi qualcosa alla mia età ma a me sembra normale. Magari anche solo svegliarsi la mattina dopo. Io questo me lo aspettavo? Sì. E se ci si aspetta questo, perché non aspettarsi anche qualcos’altro? Il semplice risveglio, il semplice fatto di essere svegli, vivi, non è abbastanza. Volevo una vita che avesse un senso, almeno per me”. Con queste parole la signora Bird, protagonista di uno dei due racconti che compongono l’ultimo libro di Peter Cameron, si rivolge al marito Robert per cercare di risvegliarlo dal torpore nel quale l’uomo sembra essere caduto. I Bird sono una coppia di anziani che vive ormai in pensione in una grande casa nella provincia americana; vedono trascorrere i giorni tutti uguali, assopiti in un torpore che scandisce le giornate, come a voler sopire il dolore sordo per la morte della figlia Alice, di suo marito e della piccola Laila. All’improvviso però accade qualcosa che scuote le loro esistenze e che rimette in gioco, seppur in modo diverso, le loro aspettative. Una famiglia del luogo – gli Escobedo – rimane senza casa a seguito di un’inondazione e ripara a casa dei due anziani. Qualcosa, o meglio qualcuno, spezza la loro quotidianità chiedendo implicitamente di essere preso in considerazione e a cuore, diventando qualcosa che li riguarda. Sempre più da vicino. Tanto che la signora Bird subisce un vero e proprio contraccolpo, ammirata da come quella famiglia che ha perso tutto riesca ad abbracciare la contraddizione della vita senza rimanerne schiacciata. Allo stesso modo, a migliaia di chilometri di distanza nel fascinoso quartiere di Tribeca, Theo – scrittore benestante in crisi creativa – cerca di recuperare la motivazione per andare avanti, piombato com’è in uno stato di isolamento in cui neppure il compagno Stefano – brillante avvocato – e l’amica Samantha sono in grado di risvegliarlo. Theo ha avuto un incidente in auto e da quel giorno sembra vivere in un perenne torpore, smarrito rispetto al significato del proprio esistere, anche se “sotto la superficie desolata e distrutta era rimasto qualcosa che aspettava, rannicchiato e sopito”.
I personaggi di Cameron, vividi e veri, rimangono strenuamente aggrappati all’esistente, al già conosciuto anche se ciò palesemente non li soddisfa, facendoli sentire come “dei piatti in attesa di rompersi”. Sono bloccati in un reticolo che li soffoca ma, per paura o per scarsa fiducia, non si azzardano a cambiare. Non prendono l’iniziativa. Ed è proprio allora che è la vita a venire loro incontro in un modo inaspettato, a rimescolare le carte dando loro un’occasione – anche minima – di poter rinascere. La penna di Cameron riesce con naturalezza a tracciare i contorni di personaggi che in qualche modo ci sono familiari, facendo rifulgere il quotidiano di una compostezza segreta e bellissima. Nei pochi tratti che la forma racconto concede, ci si trova a sentire quello che Theo e la signora Bird sentono – o meglio, spesso non sentono – e a capire ancora una volta di più il valore di ciò che Montale seppe dire in modo così compiuto: “Un imprevisto è la sola speranza”.
GLI INCONVENIENTI DELLA VITA
Peter Cameron
Adelphi, 122 pp., 16 euro
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