recensioni foglianti
Il libro dei vulcani d'Islanda
Leonardo Piccione
Iperborea, 381 pp., 19,50 euro
Non è vero che i viaggi aiutano a ritrovare se stessi. In Islanda ci si perde e basta. “Il punto è che se hai certe ferite addosso l’Islanda non fa proprio nulla per curarle. Se possibile, le apre ancora di più”. Terra di fuochi e di vulcani, ghiacciai e campi di lava, di aurore boreali e deserti infiniti, questo paese fornisce quotidianamente prove dell’indifferenza della natura rispetto all’umanità e dell’insensatezza di certe nostre pretese. Da queste parti, dopo un cielo limpido c’è da aspettarsi il peggio: il prezzo del sole si paga in tempeste. E’ un monito: “Non c’è eternità in quello che facciamo. E’ un bene che i vulcani esistano”. E i vulcani in quest’isola sono tanti e hanno nomi lunghi e impronunciabili; a ognuno di essi è legata una leggenda che Leonardo Piccione racconta nel suo romanzo di esordio Il libro dei vulcani di Islanda. Storie di uomini, fuoco e caducità. Quarantasette storie, antichissime oppure recenti. Come quella di Hekla, la montagna incappucciata, che nel Medioevo si pensava fosse la prigione di Giuda e la porta d’ingresso dell’Ade. Al suo confronto, scrivevano i monaci, l’Etna non è che una piccola fornace. E poi c’è Katla, nella parte meridionale dell’Isola, che prende il suo nome da una strega e “si nasconde in attesa del ritorno. La questione non è se si infurierà di nuovo, ma quando”. Il romanzo ripercorre la storia e la leggenda di quest’isola e delle sue genti, tra fantasmi, vichinghi, guerrieri nobili ed effimeri, partite di scacchi che rimarranno nella storia, angoli che custodiscono i misteri dell’universo, e un regista che ama il calcio e nel 2018 ha portato la nazione meno popolata di sempre a qualificarsi a un Mondiale. A volta sembra che l’Islanda faccia parte di un altro pianeta, ma non è così. Il 20 marzo del 2010, per esempio, dopo 187 anni di silenzio e di attività inerme l’Eyjafjakkajökull si è destato e ha spaventato tutto il mondo. “In una settimana furono cancellati centomila voli da e per il continente, con imponderabili conseguenze su eventi di ogni tipo in corso sul pianeta”. I capi di stato rimasero a guardare. Non c’era soluzione e non c’erano alternative, quando la Natura decide di rivendicare il legittimo possesso della Terra, gli uomini rimangono in silenzio. Quando il vulcano si è finalmente calmato dopo aver disseminato cenere e detriti, Helga, una abitante del posto è ritornata a vivere nella sua fattoria. A chi le ha chiesto cosa avrebbe fatto se il vulcano avesse eruttato di nuovo lei ha risposto: “Se succederà di nuovo sarò più pronta. Non vado via. Sono islandese”. A Hveravellir, il giardino geotermale al centro del paese, anche la sosta in una stazione di servizio si rivela un esperimento, “è provare a capire che effetto faccia incrociare un altro esemplare della tua specie dopo ore di niente. E’ dare un’occhiata al quotidiano sul bancone e pensare: diamine, ma dove sono tutti gli uomini e le donne di cui parla il giornale?”. Come scrive Piccione: “In Islanda il creato si crea ogni giorno e i vulcani sono i signori di una guerra imprescindibile”. Gli abitanti quando salutano qualcuno dicono sempre: Vertu saell. Non è una frase di circostanza, è un augurio e significa: “Che tu possa essere felice”.
IL LIBRO DEI VULCANI D'ISLANDA
Leonardo Piccione
Iperborea, 381 pp., 19,50 euro