recensioni foglianti
I provinciali
Jonathan Dee
Fazi, 439 pp., 20 euro
Mark Firth è un uomo che guarda la vita di sbieco e mai di fronte. O meglio, schiacciato dallo sguardo che gli altri hanno su di lui e che in qualche modo lo definisce. E’ questo il lato peggiore a suo dire della provincia, della piccola cittadina di Howland in Massachusetts, dove tutto appare sempre concatenato e quindi immutabile, dove nulla è mai una novità e il cinismo la fa da padrone. In questa realtà che taglia le gambe, acuminata e dolente come lo sguardo lucido e preciso di Jonathan Dee, Mark lavora come imprenditore edile e, dopo essere stato vittima di una truffa che gli è costata migliaia di dollari, ha l’occasione di occuparsi della ristrutturazione della casa di un broker newyorchese – Philip Hadi – che a seguito dell’undici settembre decide di trasferirsi in provincia per tentare la carriera politica locale. “C’era qualcos’altro in Hadi, una noncuranza, un anticarisma, che paradossalmente lo attraeva. Questi erano gli uomini che controllavano il mondo. Non gliene fregava niente di quello che la gente pensava di loro. Forse era proprio questo, almeno in parte, a distinguere Mark da uomini come Hadi: sapeva di non possedere la loro spietatezza, ma forse la risposta era ancora più semplice, forse dava troppa importanza all’idea di dover piacere a tutti”. Di piacere alla moglie Karen, tutta preoccupata per l’avvenire della figlia Haley e decisamente meno empatica con i problemi del marito, di piacere a Candence, la sorella insegnante con una storia clandestina e un disperato bisogno di sentirsi fondamentale per qualcuno, di piacere a Gerry, fratello ed eterno competitor dalla vita irregolare. Sullo sfondo un’America cinica e animata dal rancore e dal desiderio di rivalsa, fotografata negli anni dal post undici settembre fino alla bolla finanziaria e alla pesante crisi economica che l’ha investita. Il libro di Dee è un romanzo a tutti gli effetti ma ha la precisione e l’acume che si addicono a un testo di critica sociale dove il presente, nella sua cruda realtà, entra nelle pieghe del racconto e ne diventa una chiave di lettura efficace.
Ma Dee dimostra anche la capacità di costruire una storia corale con personaggi vividi e pieni di sfaccettature, che interagiscono tra loro indipendentemente dall’estrazione e dalla provenienza sociale ed in qualche modo non rinunciano mai al confronto, sia esso ironico o aspro. Come per altri grandi narratori americani, questo romanzo ci restituisce il racconto di un microcosmo ben orchestrato che diventa per estensione paradigma dell’intera nazione, dove i rapporti sono ormai spesso consunti dall’utilitarismo e dalla disillusione, dove poco spazio è lasciato alla possibilità di cambiamento. Perché cambiare è difficile e il fallimento troppo pesante da sopportare. Ci vuole una scusa, un’occasione per rivendicare. “Chiedere giustizia ai potenti era un errore tattico. Nel farlo rinunciavi alla sola arma a tua disposizione: privarli del potere di dire no”. Il potere dei provinciali.
I PROVINCIALI
Jonathan Dee
Fazi, 439 pp., 20 euro